«È UN GATTO di casa». Ride divertito il leone democristiano Calogero Mannino, 76 anni, più volte ministro e parlamentare, siciliano doc, tra i principali attori della Prima e della Seconda Repubblica.
Un presidente tranquillo.
«Sì, ma non politicamente».
Cioè?
«Qualcuno pensa: Renzi lo ha voluto per rafforzare il potere dell’esecutivo con un capo dello Stato silente. Mi scompiscio dalle risate».
Perché?
«Chi lo dice non conosce Sergio».
Un duro.
«No, un uomo forte nelle sue idee».
Con tutto quel che ha passato…
«Ma lo avete visto alla tv?».
Sì, perché?
«Io sono rimasto colpito dal viso».
Nel senso dei tratti somatici?
«No, nel senso della sofferenza».
Non capita spesso di diventare presidenti della Repubblica.
«Sul volto portava i segni di una vita politica cominciata in quel sei gennaio 1980…».
Quando la mafia uccise il fratello Piersanti…
«Quando lui scese in strada e prese tra le braccia il fratello che stava morendo».
Il momento più triste della sua vita.
«Il momento che segna, di fatto, il suo ingresso in politica».
E a che altro avrà pensato?
«Alla moglie che non c’è più».
E alla Sicilia.
«Ovvio, ma direi alla Sicilia che soffre più di altri la crisi».
Un brand chiamato Mattarella.
«A parte la parola ‘brand’, sono d’accordo».
Perché?
«Finalmente, la mia terra ha un’occasione importante».
Non solo pasta con le sarde e mafia.
«Ma senza retorica, che non riempie la pancia. Non basta».
Invece che cosa serve?
«Senso pratico».
A proposito di Sicilia: Mattarella si vede poco.
«Ha ancora una casa a Palermo, a Castellammare del Golfo non più. In via della Libertà, davanti a dove ammazzarono Piersanti».
Ma perché questo distacco?
«E chi ha parlato di distacco? Lui ama la Sicilia. Io però gli invidio il suo rapporto disincantato».
Lei è sanguigno.
«Lasci perdere che cosa sono. Io ero molto amico di Piersanti. Ci prendevano in giro chiamandoci ‘i dioscuri’. Eravamo ansiosi di fare qualcosa per la Sicilia. Sergio è invece tranquillo. Pacato».
Però tifa Inter…
«Io e mio figlio tifiamo Inter e Palermo, salvo mantenere un silenzio sussequioso quando giocano l’una contro l’altro. Lui solo Inter».
Sobrio anche nel calcio.
«La sua è una sobrietà severa. In tutto».
Non mangia e non beve?
«Mangia e beve pochissimo».
Farà bei discorsi, è un politico.
«Stringati. Quando andavo a trovarlo a casa a Palermo parlavo più con la moglie che con lui».
Ha vinto Renzi.
«Non ho una visione agonistica della politica».
Vabbè, Renzi è stato abile.
«È stato bravo».
Un cattolico…
«No, la fermo subito. Con Mattarella, il premier dà al Pd una prospettiva diversa. Non più cattolici ed ex comunisti, ma, finalmente, piddini veri».
Un bel partitone cattolico.
«Macché. Il contrario. Tramonta, per sempre, l’ipotesi di un partito dei cattolici. Basta ex. Che siano Dc o Pci. Mica chiacchiere…».