METAFORA antica: nuvoloni neri e minacciosi si addensano nel cielo dem. Lo dimostra Matteo Renzi: vuol dedicare la direzione del 27 ai problemi del partito sul territorio. Guarda un po’, proprio alla vigilia del voto sull’Italicum su cui il premier-segretario tutto si gioca. Paradossalmente, per il leader che più è lontano dalla tradizione di Pci-Pds-Ds, si ripropone l’antico dilemma berlingueriano della questione morale. E il caso Liguria non aiuta. L’avviso di garanzia, mai ci stancheremo di ripeterlo, è a tutela dell’indagato. E quindi, almeno formalmente, bene hanno fatto i vertici dem a difendere la candidatura di Raffaella Paita. Ciò detto, l’imbarazzo è innegabile. Un po’ per la delicatezza della questione (le alluvioni che tanto danno hanno provocato), un po’ perché l’operazione-Paita pareva perfetta. Allieva dell’ex governatore Claudio Burlando – già dalemiano di ferro poi passato a un sicuro renzismo – era designata da tempo a succedergli. Ed ecco la (spontanea) domanda: c’era proprio bisogno di mettere la Paita nella delicata casella della Protezione civile in una regione così esposta alle alluvioni? E ancora. Tutto tornava con la sconfitta, contestata, del… pericoloso bolscevico Sergio Cofferati. Ma l’entrata in scena del civatiano Luca Pastorino, a capo di una lista di ‘sinistra-sinistra’ data in doppia cifra ha sconvolto le trame del Nazareno. Riassumendo: quella che pareva una vittoria più che probabile rischia di tramutarsi in una sconfitta per questioni interne. Forse, ad aiutare il malconcio centrosinistra, aiuterà l’inconsistenza – sulla carta – dello schieramento avversario.

E POTREMMO fare mille esempi per un partito nato «liquido» salvo, negli ultimi tempi, capire che senza radicamento sul territorio si va poco lontano. Insomma, il caos è grande in quella che doveva essere ‘l’unione di tutti i riformismi’. E per carità di patria tralasciamo le inutili e farraginose manovre della cosiddetta minoranza. Ieri, Bersani parlava di forza, unità e compattezza (risate vivissime in sala). Però, come dire, conforta il fatto che il già rutelliano Michele Anzaldi si sia posto un quesito decisivo: perché ieri i partigiani, alla Camera, sono stati messi all’estrema destra ove sedeva Mussolini quando pronunciò il suo primo discorso in Aula? Già, perché? Riflettiamoci. Pensosi.