DI SICURO, e non ce ne voglia la presidente Boldrini, questo antifascismo da fiera di paese può essere stoppato con parole di banale buonsenso. Come il classico «ci sono problemi più importanti». Ma sarebbe troppo facile. Ormai il danno è stato fatto – immaginate gli operai del Comune di Roma sulle scale con mazze e scalpelli a demolire la scritta sull’obelisco? – e quindi c’è bisogno di un ragionamento più ampio (anche senza voler usare il «giù le mani dalla Storia» di FI). Magari prendendo a prestito le parole di Walter Veltroni. Che, piaccia o meno, ha sempre fatto dell’antifascismo, fra «narrazioni» di genere vario, la sua cifra stilistica.
Nel salone d’onore del Coni era esposto un quadro di Luigi Montanarini. Titolo dell’opera: ‘Apoteosi del fascismo’. Significato chiaro. Dal dopoguerra, l’opera del pittore fiorentino adottato da Roma era sempre stato coperta da un panno. Ricorda Veltroni: «Proposi di toglierlo e mi guardarono con stupore e sollievo perché, essendo io di sinistra, non ero sospettabile di nostalgie. Ora il dipinto è visibile».

ANALISI ineccepibile, sta poi ai critici stabilire se il dipinto è bello o brutto. Un esempio per dimostrare come l’idea della presidente di Montecitorio sia inutile se non dannosa. E infatti duri e puri giovanotti in camicia nera già han fatto sentire la loro stentorea voce. E se i confronti con le distruzioni dell’Isis sono inappropriate, certo si pone un problema di metodo. Perché una cosa è la rimozione del ‘simbolo’ nell’immediatezza dei fatti – la statua di Luigi XV abbattuta nella Rivoluzione francese, poco prima che Luigi XVI fosse giustiziato – altro è fare un’operazione di propaganda fine a se stessa.
A distanza di settant’anni, non si sente il bisogno di cancellare quella scritta che è il nostro passato. E che non va interpretata come atto celebrativo – lo ha notato il deputato romano pd Roberto Morassut –, bensì come testimonianza di un periodo da non rimuovere.
OLTRETUTTO, con questa sortita, la presidente Boldrini instilla il dubbio che la nostra democrazia non sia poi così solida. Dubbio decisamente inquietante. Un po’ come (ma gli esempi sarebbero migliaia) è accaduto in Polonia. Quando le autorità volevano buttare giù il Palazzo della Cultura e della Scienza, il grattacielo più alto del Paese. Il motivo? Era un regalo di Stalin…