IL PRIMO amore non si scorda mai. Frase abusata. Eppur così vera, decisiva nella sua sintesi nostalgica. Se poi di primi amori ne hai tanti, tutto diventa più facile. Non smetti mai di emozionarti. Specie se ti chiami Walter Veltroni. Fondatore del Pd. Ex ministro. Ex vicepresidente del Consiglio. Ex comunista che dichiarava, serio, di essersi iscritto al Pci perché anticomunista. Ma, soprattutto, un appassionato di Africa (ci voleva andare, cambiò idea), cinema, letteratura e calcio. A dir la verità anche di basket perché – confessò a un giornalista amico – «questo calcio ha perso la sua innocenza». Ora, no, però. Si ritorna alle origini. E il Nostro, emozionatissimo come sempre, intervista, per il «Corriere dello Sport-Stadio», Fabio Capello, già allenatore della Roma dello scudetto (con Veltroni sindaco della Capitale), e del Milan e della Juve ecc. I toni sono elegiaci, ecumenici e soavemente appoggiati su una celeste nostalgia. Insomma, veltroniani. Prendete l’allenatore con «quel portamento elegante e un po’ altero» (e perché non «tanto gentile e tanto onesto pare?»). Non trascurate alcune chicche espressive: «il segaligno», «bizzosi», «talentuosi», «dipanare», «per fatal combinazioni» (meraviglioso intrico di citazioni). Oppure quel Del Piero «che non riusciva a saltare l’uomo» (manca però «la palla si stampa sul palo») e il pensoso «ricordo la sua espressione tesa». Fare l’esegesi del testo veltroniano regala soddisfazioni. E, veltronianamente, ci fa tornare lontani lontani nel tempo. Quando l’allora dirigente del Pci – nella veste di innamorato del cinema – fellinianamente polemizzò contro quei mostri che (orrore!) volevano mettere inserzioni pubblicitarie nei film: «Non si interrompe un’emozione». O quando si cimentò come regista in Quando c’era Berlinguer e I bambini sanno.

OVVIO, Veltroni è pop. Seriamente pop. E rammenta da par suo uno slogan tanto in voga nella Capitale durante gli anni Sessanta e Settanta: «Forza Roma/daje Lupi/ so’ finiti/ i tempi cupi». A dir la verità era la Roma dei Curcio e Penzo, era detta «Rometta», ma si sa, all’amor non si comanda, anche se lui è juventino doc. E quindi la cifra nostalgica torna impetuosa. Ci si ricorda di quando Capello e Spinosi passarono alla Juve nel 1970. Arrivò il grande (seppur in decadenza) Luis del Sol. E qui ci permettiamo di suggerire a Walter un altro grande filotto popolare: «Ciccio-Cordova-Amarildo-del-Sol-ogni-tiro-è-un-gol» (non si tramutò in realtà, per la cronaca). E che dire di quella «serie infinita di fili invisibili»? Ecco, l’eco letteraria qui è davvero in tutta la sua forza espressiva, come del resto accade nei suoi numerosi romanzi, primi fra tutti Senza patricio e La scoperta dell’alba. Le interviste di Veltroni ai Grandi sono esercizi di stile. Sono, appunto, un ritorno ai primi amori.

RICORDATE quando disse «se cambiassi mestiere vorrei fare il presidente della Juve»? Oppure la certezza che «il basket è uno dei pochi sport che ha ancora dentro di sé la poesia»? O il celeberrimo libro per i tipi di Savelli Il calcio è una scienza da amare con contributi di scrittori e campioni di genere vario? Del resto – ma recentemente se n’è scordato – tutti rammenteranno che Pier Paolo Pasolini era uno dei più amati scrittori della Fgci (no, non Federazione giuoco calcio bensì Federazione giovanile comunista)? E che quindi le belle lettere sono un faro nella vita di questo politico. Ah, vero: la politica. Distratti da cinema-letteratura-calcio-basket-film non ne abbiam trovato che pallidi accenni negli ultimi anni. Vuoi vedere che si è reso conto che è materia a lui ostica?