RICCARDO NENCINI DEL PARTITO SOCIALISTA

I socialisti e il governo. Il Psi rinato o, forse, mai morto. La passione per il ‘rosso riformista’ e l’afflato libertario. Il crescente populismo, il devastante razzismo. La ripresa e Matteo Renzi. Tanti i temi che caratterizzano l’agenda politica italiana. Analizziamoli con Riccardo Nencini, leader del Psi nonché viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti.

Nencini, i socialisti apprezzano la legge di stabilità. Perché?

«Perché è equa, perché va nella direzione da noi auspicata e anche per un qual certo orgoglio socialista».

Vale a dire?

«Da sempre noi del Psi facciamo una battaglia soda, avrebbe detto il grande Luciano Bianciardi. Soda e storica. Sto parlando dell’aumento delle tasse sul gioco d’azzardo. Un affare che smuove una novantina di miliardi. Un momento fondamentale della nostra battaglia politica da anni. Ci sarà un prelievo di un miliardo, mica poco. Renzi ha capito l’importanza della questione e l’ha fatta sua. Siamo soddisfatti».

Tutto qui?

«No, affatto. È stata abolita l’Irap agricola. Anche in questo caso i nostri deputati in Commissione hanno dato battaglia. E abbiamo vinto. Ma non è finita. D’accordo con Graziano Delrio siamo riusciti a innalzare la defiscalizzazione per le ristrutturazioni dal 35 al 50 per cento. E poi, la soddisfazione della soddisfazione…».

Ce la sveli…

«L’allentamento del patto di stabilità. Con i Comuni che così potranno respirare. Con i Comuni che potranno aumentare i loro investimenti. Anche in questo caso un nostro pallino fisso. E un pallino fisso del presidente del Consiglio».

L’accusa: siete schiacciati sul Pd.

«Respinta. Non siamo d’accordo sulle unioni civili. Proponemmo una seduta straordinaria congiunta di Camera e Senato. Abbiamo messo in cantiere disegni di legge sulla separazione delle carriere dei magistrati. Così come, a proposito delle riforme istituzionali, fummo noi a proporre un’assemblea costituente. Altro che asserviti!».

Dopo la sua elezione a segretario, lei disse che immaginava un Psi garibaldino, libertario, saldamente ancorato a sinistra.

«Non ho certo cambiato idea. Anzi, quei proponimenti valgono ancor più di qualche anno fa. Certo, bisogna declinare tutti questi concetti stando al passo coi tempi. Parlavamo di manovra. Ecco: meno tasse e più aiuti al mondo del bisogno. Così si è riformisti».

Via l’Imu per tutti. Giusto?

«Avrei qualcosa da obiettare, francamente. Vedremo in Parlamento. Magari era meglio toglierla solo a chi aveva un reddito sino ai 60mila euro».

Qualcuno ora riscopre Bettino Craxi, lo «statista» Craxi. Felice?

«Per chi lo riscopre. Io e i socialisti tutti, i socialisti veri intendo, quelli che hanno tenuto accesa la fiamma e non hanno vagato in altre, improbabili, galassie non abbiamo mai avuto dubbi sulla statura di Bettino. Certo, il tempo, come si dice, è galantuomo e la verità, prima o poi, arriva sempre».

Laici e socialisti uniti. Impossibile?

«No, affatto. L’Italia non è più bipolare. L’Italia ha tre fronti aperti. Noi siamo parte essenziale della sinistra e presto, alle prossime amministrative, ci sarà la rinascita del fronte laico-socialista a Torino, Milano, Roma… Ne vedremo delle belle, credetemi».

La Lega ve ne farà vedere delle belle…

«Avere una testa del centrodestra sempre più reazionaria e populista, mi preoccupa molto. E poi, vedi il caso dei ‘verdiniani’, non va assolutamente bene che a una rappresentanza parlamentare non corrisponda una rappresentanza territoriale. Si rischia di avere consorterie, non partiti. Consorterie come nell’Italia post unitaria. Quando governavano la Destra e la Sinistra storica. Un bel passo indietro».

E il Psi che cosa può fare?

«Molto, e non solo in Parlamento, ma proprio in termini di cultura politica. Del resto, siamo gli unici rimasti in piedi, col nostro nome, dopo il crollo della Prima Repubblica. E non è poco…».