«MANCA solo la Spectre di James Bond e poi siamo a posto…». Scuote la testa un renziano di primissima fascia. Quello dei «poteri forti» pro-‘Matteo’ – evocati da un fronte trasversale che va dall’azzurro Renato Brunetta al candidato di Roma per la ‘sinistra-sinistra’ Stefano Fassina – è assai di moda. Il sasso lo lancia Pier Luigi Bersani. Il quale ha sì perso rovinosamente il controllo del Pd, ma non una certa vena polemica: «La Fiat non può dirci che cosa dobbiamo fare e pagare le tasse all’estero. Dia consigli dove paga le tasse». Sottinteso: la Fiat come sponsor del (da lui) poco amato leader del Pd Matteo Renzi.

E, CON LA NETTEZZA che gli è propria, ecco, dall’altra, Brunetta: «Con il premier stanno i poteri forti, ma vecchi. Con lui stano i veri conservatori, le espressioni fruste delle varie oligarchie che hanno individuato il carro di Renzi per far valere i loro interessi». Sì, ma oltre a Fiat, quali sarebbero questi poteri forti? Ancora Brunetta: «Banchieri, industriali bisognosi di giustificazioni a sinistra, del loro capitalismo che penalizza il nostro Paese, i controllori dei giornali, insomma. La Rai? Ci pensa da solo Renzi…». Non meno veemente Stefano Fassina, transfuga dal Pd e ora impegnato in una controversa e ansiogena battaglia per il Campidoglio: «Il Pd – scandisce – è diventato il ‘partito di Marchionne’». Paolo Grimoldi, leader leghista in Lombardia, tuona a lettere maiuscole contro «il governo dei poteri forti, scelto dal Palazzo senza consultare il Popolo».
Quesito inevitabile: e loro, gli esponenti del Pd vicini a Renzi e convinti sostenitori del Sì al referendum costituzionale di ottobre? Ernesto Carbone (Pd), altro politico molto molto diretto, la butta tra il serio e il faceto: «Felici di essere schiavi del più grande potere forte che questo Paese abbia mai conosciuto: l’elettorato. È per questo motivo che, senza timore, ci apprestiamo al giudizio popolare sul referendum. E se quel giudizio non sarà positivo siamo pronti a tornare a casa, senza vivacchiare su nessuna comoda poltrona. Prendo comune atto della nuova coppia che si è venuta a creare in Parlamento. L’ex comunista Fassina col quasi premio Nobel Brunetta. E unioni civili siano…». La numero due dei democratici, Debora Serracchiani non arretra: «La Costituzione unisce, non divide. Questa riforma non ha una bandiera partitica o di categoria o, magari, di classe. Le opinioni intorno alla modifica della Costituzione non si coagulano per calcoli di potere, perché se lo Stato funziona meglio il tornaconto non è di pochi padroni delle ferriere, ma di tutti i cittadini. È vero che qualcuno preferirebbe che nulla cambi, perché l’immobilità è la condizione per esercitare un rendita di posizione, cioè per avere potere». Contro il capogruppo azzurro dice la sua un renziano della prima ora, Matteo Biffoni, primo cittadino di Prato: «Da Brunetta, vuote ripicche. L’analisi che Brunetta fa del voto sul referendum costituzionale è sbalorditivamente fantasiosa. Inventa improbabili teorie complottiste: è da lungo tempo che si cerca di snellire il lavoro del Parlamento». Ma non solo nel Pd si rifiuta la teoria del complotto: «Renzi lavora per consolidare il suo potere, com’è ovvio che sia, e siccome nei Palazzi romani è un alieno quasi come lo era Berlusconi, sta cercando di non ripetere gli errori del Cavaliere, coprendosi le spalle in qualche ambiente che conta. Ma nemici tra i poteri forti se ne è fatti eccome sfidando l’Ue a trazione tedesca, la Cgil e a tratti persino la magistratura. L’unico grande alleato è sempre stato Marchionne…», afferma Riccardo Mazzoni di Ala. E anche Benedetto Della Vedova di Scelta civica rileva come i poteri fori «siano un ‘ever green’ dal complotto demogiudaicomassonico in poi. Cerchiamo invece di non cedere ai poteri deboli».

ANALISI serie, battute e battutacce, preoccupazioni. Come quelle della rappresentanza dem pugliese. Nicola Latorre: «L’unico potere democraticamente forte, quello democratico, si è drammaticamente indebolito. A questo dobbiamo ridare forza. Altro che servi dei poteri forti». Ludovico Vico: «Ormai è solo polemica politica, mai circostanziata». Comunque la si pensi, la materia del contendere è il referendum di ottobre. Chiediamolo a un’altra colonna del Pd, Sandro Gozi. Serissimo: «Altro che poteri forti: oggi sto andando da Stoccolma a Bruxelles a una riunione della Spectre…».