Come ho già scritto, tra breve pubblicherò una recensione vera e propria della bella biografia di Garibaldi scritta dal professor Furiozzi edita dalla casa editrice perugina Morlacchi. Ciò detto, non resisto alla tentazione di proporvi qualche breve chicca.

Oggi, e non scopro nulla, la moda imperante è parlar male dell’Europa, sperando che crolli per tornare a un impossibile passato fatto di monete nazionali e di economie chiuse nonché di governi populisti. Al contrario, Garibaldi fu uno dei pochi, per quegli anni del XIX secolo, che aveva capito che senza Europa sarebbe stato impossibile avere le nazioni libere e indipendenti.

Il professor Furiozzi ci spiega infatti come l’Eroe “auspicò una Unione Europea provvista di una Costituzione”. Aspetto trascurato da gran parte della storiografia. Ma non dalle élites dell’epoca. Che, però, ritenevano prematuri gli afflati europeisti sin tanto non fossero stati consolidati gli istituti nazionali. “Per Garibaldi, al contrario – scrive Furiozzi – questo passaggio dalla nazione all’Europa non era che l’aspetto definitivo della causa di emancipazione individuale e collettiva da lui sempre perseguita. Prospettò perfino un Patto di alleanza tra le potenze atlantiche”. Addirittura, dopo la Spedizione dei Mille (cioè la liberazione dall’Italia meridionale dal retrogrado Borbone: impresa poi tradita dalla dinastia sabauda), “formulò un progetto per una Confederazione europea”. A dimostrazione della lucidità del suo pensiero politico. Altro che ragazzaccio sempre pronto a menar le mani. Pensate se vedesse questa brutta Europa di oggi, stretta tra le destre finanziarie e le destre populiste. Quando invece occorrerebbe riaffermare con decisione la supremazia della politica.