Non c’è niente da fare. Il saggio del professor Gian Biagio Furiozzi su Garibaldi è pieno di aneddoti e riflessioni impossibili da trascurare. E offre formidabili agganci con l’attualità. L’Eroe dei Due Mondi fu osannato in tutto il mondo. Ricordo perfettamente alcune stampe giapponesi conservate all’Istituto del Risorgimento a Roma (che ha sede al Vittoriano). C’era un Garibaldi con gli occhi a mandorla!

Ovviamente, il Nostro fu esempio per tutti perché progressista, pronto a intervenire ovunque i diritti umani venissero calpestati. Solo due nazioni non lo ebbero in simpatia (esclusi, ovvio, i fuorusciti): l’Irlanda, cattolicissima e perciò reazionaria, e la Russia (che, nella sua storia mai ha conosciuto la democrazia).

Gli irlandesi, nell’estate del 1860, inviarono una compagnia di soldati per difendere il Papa, in sostituzione dei mercenari svizzeri che erano stati ritirati dallo Stato pontificio alla fine del 1859 dopo le stragi di Perugia. Questi violenti baciapile irlandesi non fecero gran figura: sempre ubriachi, furono relegati in una caserma nel maceratese. Lo stato russo, zarista ieri come oggi, cercò in tutti i modi, anche a livello diplomatico, di azzoppare l’episodio più glorioso della nostra Storia, vale a dire la Spedizione dei Mille. Sotterfugi e intrighi di ogni genere.

Il dubbio: ma sarà vero che nella Storia non esistono corsi e ricorsi?