FINE settimana ad alta passione. Politica. Sì, la Francia si divide, i candidati all’Eliseo propongono le loro soluzioni, le bandiere sventolano in contemporanea. E se sabato era stato il turno di Emmanuel Macron, ex socialista ora deciso a declinare un liberalismo «né di destra né di sinistra», ieri è toccato all’ultradestra di Marine Le Pen (un ciclone), al ‘socialista utopico’ Benoît Hamon e al campione della sinistra-sinistra Jean-Luc Mélenchon. La leader del Front National, di fronte a 4mila persone, presenta il suo programma in 144 punti. Se vincesse (magari dopo l’altro estremista di destra, l’olandese Geert Wilders a marzo) per l’unità europea sarebbero guai: la leader del Fronte promuoverà, in caso di vittoria, un referendum per uscire dall’Unione; promette l’uscita dalla Nato; assicura che si tornerà al franco. Oltreoceano, il tycoon ora a capo degli Stati Uniti Donald Trump, ovviamente, apprezza. Altrettanto ovviamente ricambiato.
LE PEN ribadisce: sull’immigrazione nessun compromesso. «Il mio compito è difendere i capisaldi della nostra società contro», a suo dire, la «mondializzazione senza regole e l’immigrazione di massa». Anche perché «chi è venuto in Francia è per trovare la Francia. Se vogliono trovare casa loro che restino a casa loro». Conseguenza immediata la chisura dei centri «islamci radicali». Il tutto «In nome del popolo» (il suo slogan). Resta comunque il fatto che la «Frexit» è l’arma più potente in mano alla capa indiscussa dell’ultradestra. L’arma che preoccupa le cancellerie europee. Il duello del 23 aprile (primo turno, secondo in onda il 7 maggio) la vede favorita, ma l’astro-Macron cresce. Di fatto fuorigioco parrebbe François Fillon, il superliberista travolto dagli scandali. Contro di lui, secondo un sondaggio, il 68% dei francesi, mentre il centrista François Bayrou attacca: «Deve togliersi di mezzo». Correrà Bayrou? Ancora non è certo. Ma il navigato uomo politico non chiude la porta a nessuna eventualità.

E DALL’ALTRA parte? Che cosa succede a sinistra? Tanto. La vittoria alle primarie del socialista antiliberista Hamon ha rimescolato tutto. Hamon ha dunque gioco facile nel sostenere che «i pronostici si smentiscono». Per lui, grande comizio alle Maison de la Mutualité di Parigi davanti a duemila militanti entusiasti. Attacchi durissimi a Macron, definito un «Gattopardo» (Hamon è grande appassionato dello scrittore italiano Giuseppe Tomasi di Lampedusa). Attacco duro anche per un altro motivo: tra gli spettatori erano assenti sia Manuel Valls (lo sconfitto alle primarie) sia il premier Bernard Cazeneuve, esponenti dell’ala destra del Ps.
Fuochi d’artificio anche per Jean-Luc Mélenchon. Provoca la Le Pen (comizio nella stessa città, Lione, e alla stessa ora) e produce effetti speciali: l’uomo che vuole rilanciare, col Front de Gauche, la sinistra, si è presentato in carne e ossa a Lione, ma, con un ologramma 3D, era contemporaneamente anche a Parigi. Nella banlieue di Aubervilliers. Messaggio chiaro: torniamo alle origini popolari. Mai più gauche al caviale. Finalino con l’ultimo sondaggio: Le Pen al 25%, Macron al 22, Fillon al 20, Hamon al 17. Con secondo turno a Macron.

Marine Le Pen saluta