CHIEDE scusa ai francesi, eppure insiste: «Tutto regolare. Non vedo perché mia moglie debba restituire i soldi». Ribadisce: non correrò per l’Eliseo se e solo se sarò incriminato. Sottolinea: i Républicains sono ancora con me e le mie ricette modello Thatcher la soluzione di tutti i mali della Francia. Ma, a meno di clamorose svolte, per François Fillon la strada verso l’Eliseo è sempre più dura. Anche ieri, altre tegole gli sono piovute in testa. Il tutto dentro un contesto politico francese ed europeo di gran caos (vedi vicenda spread). Fillon cede solo su una questione di metodo: «Lavorando con mia moglie e i miei figli ho fatto un errore, mi spiace profondamente. Chiedo scusa. Ho agito secondo una consuetudine legale, ma che i cittadini non vogliono più». Per il resto, tentativo disperato di contrattaccare. «Non ho nulla da nascondere»; «Inizia una nuova campagna»; «I sondaggi non mi fanno cambiare opinione». Già, i sondaggi. Impietosi.
Anche ieri, la conferma: Fillon è al 20% (quindi niente ballottaggio il 7 maggio); Marine Le Pen al 26 e Emmanuel Macron al 23. Con una sfida finale che vedrebbe l’ex socialista al 65%, trenta punti sopra la candidata eurofobica che, col discorso di domenica a Lione, tanto ha allarmato le cancellerie europee. E tanto ha entusiasmato i francesi (un suo video su Facebook sta facendo furore: è stato ripreso 435mila volte) nonché Donald Trump negli Usa, Matteo Salvini e Giorgia Meloni in Italia e i populisti-xenofobi europei (dichiarazioni di segno opposto dal ministro degli Esteri Angelino Alfano, dall’ex premier Romano Prodi, dall’azzurro Francesco Giro).

MA IL CAPITOLO più angoscioso nel romanzo politico di Fillon arriva dalla procura. La giustizia francese sta valutando se allargare le accuse per i reati di finanziamento illegale di «campagna elettorale e traffico di influenze».

In sostanza, Fillon ha dichiarato, davanti agli investigatori, che suo figlio Charles (che ebbe un contratto come assistente al Senato tra il 2005 e il 2007) lavorò in realtà per la campagna elettorale di Nicolas Sarkozy. Inoltre, ha detto che la figlia Marie lo aiutò a scrivere un libro. Il che non rientra negli incarichi per cui venne pagata. Al momento dei fatti i due figli del candidato del centrodestra erano studenti di legge e presero una cifra pari a 85mila euro.

Un bel pastrocchio.

Aggravato da un sospetto: perché, quand’era premier, Fillon insignì della Legion d’Onore Marc Ladreit de Lacharrière, proprietario della Revue des Deux Monds che poi assunse la moglie Pénélope a 5mila euro al mese? Spontanea la domanda: e se Fillon dovesse ritirarsi? Alain Juppé, lo sconfitto, assieme a Sarkozy, delle primarie di novembre, scandisce quasi offeso: «Non sarò un piano B».