NO, «riciclati» non va bene, sminuisce e fa sospettare inciuci. «A volte ritornano», nemmeno perché è oramai espressione abusata. Meglio parlare di «porte girevoli della politica». Sì, perché trovare uomini che hanno rappresentato le istituzioni e i partiti negli anni capaci di gettare la classica spugna è impresa ardua. Anche perché il confine tra il «qualcosa bisogna fargli fare» e «adesso basta, mi sono stufato» è labile.
Gli esempi, più o meno eclatanti, sono moltissimi. In prima fila, ovvio, l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni. Il quale, peraltro, a un amico cronista confessò diversi anni fa di avere più a cuore le sorti del basket – tifava Virtus Roma al PalaEur – che quelle del calcio, «troppo mercificato». Ma sono cose che si dicono, un momento di amarezza capita a tutti.

UNO dei Grandi della Terra, il socialista tedesco Gerhard Schroeder, cancelliere tedesco dal 1998 al 2005, non resiste alla tentazione. Accetta al volo l’offerta di Gazprom e diventa capo di un consorzio che si occupa della costruzione di un importante gasdotto che unisce la Russia alla Germania passando per il Mar Baltico. Nella Spd non tutti la prendono benissimo, diciamo così. Ma lui non batte ciglio. Così come infuriano le polemiche quando José Manuel Durão Barroso, ex presidente della Commissione europea, ex primo ministro portoghese, l’8 luglio 2016 entra nella banca d’affari Goldman Sachs.
Tornando alle vicende italiche, ecco Marco Follini. Una vita da democristiano mai rinnegata. Autore di saggi politici di certo interesse, prima col centrodestra, poi col centrosinistra fino all’approdo in quello che doveva essere «l’unione di tutti i riformismi», il Pd. Unione, a suo dire, troppo «socialista», nel 2013 appende gli scarpini al chiodo e, un anno dopo, approda all’Apt, l’Associazione dei produttori televisivi. Si legge nel sito che l’associazione nasce nel 1994 per «rappresentare gli associati nei confronti delle Istituzioni e delle emittenti televisive, favorirne lo sviluppo industriale e tutelarne gli interessi in occasione dell’emanazione di normative nazionali e comunitarie».

UN CERTO rumore sull’ex pm di Mani Pulite e ministro dei Trasporti Antonio Di Pietro. Il leader della praticamente scomparsa Italia dei Valori è presidente della società autostradale lombarda Pedemontana con la benedizione («sono lieto») del governatore leghista Roberto Maroni. Meno loquace il leader della Lega, Matteo Salvini: «Non ho commenti da fare».
Chi, invece, ha fatto una scelta di vita è il fiorentino Lapo Pistelli. Appassionato cultore di politica internazionale, comincia la sua carriera nella Dc per concluderla nel Pd. Numerose legislature alle spalle (quattro), sconfitto clamorosamente nel 2009 alle primarie per diventare sindaco della sua Firenze dal suo ex assistente parlamentare di nome Matteo Renzi. La decisione matura nel 2015: diventa Senior vice president dell’Eni (delega alle analisi strategiche e al business development support).
Un altro ministro, stavolta della squadra di Mario Monti, Vittorio Grilli, il 12 maggio 2014 diventa presidente del Corporate & Investment Bank per l’area Europa, Medio Oriente e Africa della JP Morgan con base a Londra. A proposito di Veltroni una sua fedelissima, Giovanna Melandri, più volte ministro, cinque legislature nel carnet, è a capo del Maxxi di Roma, il museo delle arti del XXI secolo.

MA ABBIAMO preso spunto dallo sport. E concludiamo con quello. Renzo Tondo: ex numero uno della Regione Friuli-Venezia Giulia, ora in Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto, dirige la Federazione italiana dama dal 2008 al 2016. E che dire del sicilianissimo Sergio D’Antoni (è nato a Caltanissetta nel 1946), leader della Cisl, viceministro dello sviluppo economico col secondo governo Prodi dal 2006 al 2008? Da tre anni guida il Coni regionale. Con passione, dicono.