«PISAPIA non si candida? Nessuno voleva costringerlo. Però ce lo doveva dire. Ne avremmo parlato. Mica si gioca da soli. Si fa parte di una squadra. Se no, hai voglia a criticare Matteo Renzi…».
Enrico Rossi, presidente della Toscana e tra i leader di Articolo 1-Mdp, come al solito non la manda a dire. «Pacatamente», sorride.
L’ex sindaco di Milano ha baciato la Boschi. Invidioso?
«Abbracci chi crede. Ma non disarmi e disorienti molta nostra gente. La sua gente».
Ma Pisapia è o no il vostro leader?
«Quella del leaderismo è questione mal posta. Sempre parlando di Giuliano. Ha esperienza politica. Parlamentare di Rifondazione e sindaco della seconda città d’Italia. Eppure, l’epoca dei sindaci che assumono ruoli forti a livello nazionale è finita. Se si voterà col sistema proporzionale il leader assoluto va in soffitta, perde le sue caratteristiche attrattive».
Qualcuno pensa, spera o teme che Mdp sia vicina allo scioglimento…
(sbuffa) «Da dove viene fuori questa storia?».
Dalle cronache politiche, presidente.
«Dalle cronache politiche scritte male. Nessuno ci ha chiesto di scioglierci».
Se fate un contenitore con altri…
«Fermo là. Già la parola contenitore non mi piace. E poi nessuno farà la classica sommatoria di sigle. Nessuno ha chiesto a noi di chiudere Mdp, così come non è stato chiesto a Bruno Tabacci con suo Centro Democratico o ai Verdi».
Però come fate a stare distinti e distanti dal Pd?
«Si sbaglia. È il Pd che è distante dalla sinistra. Renzi fa una politica di centro che guarda a destra, specie su certi temi».
Quindi non potete allearvi col Pd a meno che non cambino i programmi.
«Mi pare ovvio, no? Loro sono bravi sui diritti civili. Si veda il caso dello ius soli, delle unioni civili… I problemi nascono con le questioni economiche e sociali. Io non sto con chi preferisce Marchionne alla Camusso. E io sono sempre stato molto critico coi sindacati».
A voi dà fastidio che il Pd non voglia la vecchia guardia. Massimo D’Alema su tutti.
«Che il problema sia D’Alema mi pare francamente incredibile. E, anche in questo caso, io, che faccio politica da qualche anno, non mi sono mai tirato indietro nella polemica con Massimo. È una persona cui voglio bene, di cui ho stima e rispetto. Ma nessuno ponga veti. Quell’epoca è finita».
In soldoni: niente selezione di classe dirigente.
«Eh, no! Non dico affatto questo. Parlo di veti. I nostri rappresentanti saranno scelti attraverso un ampio dibattito democratico e con un voto dei cittadini di sinistra alle primarie».
Cittadini di sinistra se ne vedono pochini.
«Guardate meglio. Guardate l’Europa. Sbaglio o Jeremy Corbyn in Inghilterra, come disse Renzi, avrebbe fatto felici i conservatori? Ecco, è successo il contrario. E in Francia Jean-Luc Mélenchon era solo una macchietta, no? È andata diversamente. Come in Spagna. Come in Grecia. No, mi creda. C’è tanta voglia di sinistra».
Per questo avete fondato Mdp?
«Per fare cose di sinistra. Perché è ora di occuparsi delle periferie. Di chi sta male. Di chi stava con noi e ci ha mollati. Di chi ci guarda con simpatia e affetto, ma senza darci deleghe in bianco. Di coloro, insomma, di cui il Pd non si occupa più».
Magari potreste allearvi col Pd turandovi il naso.
«No. Elettori e militanti del Pd non puzzano. Però urge un cambio di politica».
Continuerete ad adorare Pisapia?
«Mai adorato. Se no che senso avrebbe avuto denunciare il cesarismo di Renzi e la sua gestione padronale del Pd? Pisapia può attrarre, ma senza essere un… leader riluttante».
Mdp non si scioglie: lo giuri.
«Ma che è questa fissazione?».