La Biblioteca

Hard boiled con tagliatelle

Perché il suo nome è Larry Bo, Bo come Bologna.
Perché Larry è bolognese.
Perché Larry fa il cronista in un giornale di Bologna.
Perché Larry è un tifoso della Fortitudo, monumento del basket cittadino in lotta infinita, perenne e feroce con la Virtus, l’altra squadra.
Perché Larry ama (ma sarà vero?) Simona.
Perché Simona è andata in India a ritrovare sé stessa, dice lei. Con un’amica. Ma telefona poco, scrive poche mail, è strana. Non è che Larry Bo (Bo come Bologna) sia geloso, però insomma...
Perché Larry deve andare in Riviera a scrivere i “pezzi di colore” per il suo giornale.
Perché, a un certo punto, ritrovano, a Castel del Rio, vicino Imola, un cadavere. Il tassista è dentro la sua auto, il corpo maciullato dai colpi di pistola.
Perché Larry indaga, non fa solo il giornalista.
Perché Larry Bo (Bo come Bologna) ha colleghi antipatici, colleghi matti, colleghi furbi.
Perché Larry mette a nudo tutti i tic del nostro mestiere. Le ansie, le paure, mai nessuno che ti dice bravo e poi, magari, va avanti quello meno qualificato, oppure incontri la (all’apparenza) collega
timida e indifesa che ti dà, invece, un bel “buco”.
Perché Larry Bo (Bo come Bologna) ha un capo che ringhia, non che ragiona sulle notizie. E questo capo vuole che tu faccia sentire il lettore immerso nel sangue. Diamine, è o no cronaca nera?
Perché se Larry Bo non va a segno lo mettono in un angolo, a scrivere di insulsi convegni di volatili cittadini invece che di cronaca. E lui pensa, lui: Larry Bo come Bologna, a Simona che non torna o che torna o che è strana. E riflette sul basket, la sua Fortitudo, una vita da prigioniero di una fede.
Perché l’umanità che sta attorno a Larry Bo è dolente, è varia, è brutta e anche un po’ cattiva.
Perché Larry Bo capisce che il colpevole forse non è quello che dicono tutti, ma che la verità sta altrove.
Perché Larry Bo si prende in giro: «E allaccio la cintura di sicurezza come si ricordava sempre di fare l’ispettore capo Derrick prima di lanciarsi all’inseguimento del delinquente di turno».
Ecco perché, per sommi capi, leggo e vi consiglio di leggere il romanzo di Lorenzo Sani: Più sangue, Larry. Vita improbabile di un cronista di provincia. L’editore è Laterza (poi c’è una nuova versione, parzialmente rivista, per Minerva: Sempre più sangue, Larry). Un hard boiled. Duro e tenero al tempo stesso. Come Larry Bo, il cronista. Alla Pandiani o alla Manchette, per intendersi. C’è l’azione. Crudele come sa essere la vita. Ma c’è anche il cervello. Che ragiona e che ti fa sentire per quello che sei: uno fra tanti. Uno con tanti. E Larry sa come non si fa a restare soli. Nonostante quei computer e quella tastiera ti costringano a una vita piena di ansie e, soprattutto, di dubbi.
PS Magari l’autore potrebbe raccontarci altre avventure di Larry, no?
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