Un dato e una frase. La seconda riguarda l’Italia, il primo riguarda la Germania. La locomotiva d’Europa non può più ritenersi al riparo dall’eurotempesta. Le avvisaglie, nelle settimane scorse, non erano mancate e, ieri, l’indice Zew ha confermato il cambio del tempo: Herr Zew – barometro che misura il clima di fiducia nel settore della finanza tedesca — è crollato ai minimi da 14 anni, dall’ottobre del 1998. Secondo l’istituto di ricerca Zew (stesso nome dell’indice) le ragioni sono da ricercare anche nella crisi delle banche in Spagna e nell’incertezza sulle elezioni in Grecia. «Le attese degli esperti del settore finanziario — ha spiegato il presidente dell Zew, Wolfgang Franz — sono un forte richiamo all’evitare di essere troppo ottimistici sulle prospettive dell’economia tedesca per il resto dell’anno». C’è poco da stare allegri: se la Germania frena, figuriamoci gli altri. Ma le nubi potrebbero indurre la Cancelliera Merkel a una più mite ragionevolezza. Che non significa necessariamente fare sconti ai paesi farfalloni, ancora aggrovigliati nei bozzoli delle loro debolezze.

La frase — a proposito di debolezze — che riguarda l’Italia è di Guido Rosa, presidente dell’Aibe, l’associazione che raccoglie le banche estere nel nostro paese: «Nessuno — ha ammonito — viene in Italia a mettere ‘una lira’ perché il sistema non funziona. Non è questione di Prodi o Berlusconi, queste sono fandonie. In questi mesi non è cambiato nulla: i problemi sono talmente radicati che non si possono mettere in atto dei cambiamenti nel giro di poco tempo. Non è cambiato nulla perché non è cambiato il sistema: ci vorrebbero dei tempi formidabili. Se ci fosse certezza di regole, burocrazia, giustizia e tempi si potrebbero fare cose straordinarie». Visto che così non è, ha spiegato ancora, «è probabile che in futuro il supporto delle banche internazionali vada alla parte privata del Paese», famiglie e imprese. Da ricordare.