Il giorno dopo la bufera, i mercati ci ripensano: volano le Borse, cala lo spread. Che è successo? Draghi è stato capito male ieri e compreso meglio oggi? La verità è che sarebbe buona abitudine non tirare troppo per la giacchetta i banchieri centrali, anche quelli molto aperti e poco criptici alla Draghi. E sarebbe buona cosa giudicare i fatti dell’economia non basandosi solo sui movimenti (spesso un po’ isterici) minuto per minuto dei mercati che, normalmente, tendono a rappresentare abbastanza bene l’incrocio tra domanda e offerta sul medio periodo, non sempre sul breve, quasi mai giorno per giorno (a meno di non accontentarsi delle logiche da trader).

Il ripensamento si può spiegare in molti modi, in realtà c’è una sola ragione che conta: calmati i nervetti, esaurita la furia di vendite a caldo, nelle sale operative qualcuno deve avere capito che forse di veri passi indietro Draghi non ne ha fatti. Anzi, ne ha annunciati alcuni sostanziali in avanti. E, più in generale, stamattina deve essere apparso chiaro a tutti ciò che ieri balenava a caldo nelle argomentazioni dei commentatori più lucidi: avere evitato la spallata con i falchi della Bundesbank è un fatto che, oggettivamente, sorregge la Merkel. Andare a una prova di forza avrebbe spinto la Cancelliera — che finora non ha mai negato la validità dell’europrogetto — su posizioni ben più radicali. E una Merkel, europeista, più forte fa bene a tutti.

Per comprendere il ripensamento vale la pena, allora, tornare su alcuni passaggi della relazione di Draghi. Primo, l’acquisto dei bond dei paesi sotto attacco. Draghi non ha detto che non sono possibili, ma che saranno fatti a determinate condizioni. Anche se la Bundesbank è contraria. Un passo avanti, appunto. Secondo: quando un banchiere centrale ribadisce l’intenzione «unanime» di agire a difesa dell’euro, che la moneta  unica «e’ irreversibile», che il livello attuale degli spread «è inaccettabile», forse è bene starlo ad ascoltare. Terzo, la delusione per il rinvio delle misure: è vero, il discorso di Londra forse ha creato aspettative eccessive, ma questo non può essere certo imputato all’Eurotower. Il punto nevralgico è che la Bce «è pronta» ad intervenire sui mercati «per quanto sara’ necessario» nelle prossime settimane e ciò, ha scandito Draghi, rientra «nella sua indipendenza e nel suo mandato». Tanto che l’Eurotower prepara nuove misure non standard. Ora, di fronte a parole come queste è evidente che la notte deve avere portato qualche consiglio nelle sale operative. Anche perché non si è mai vista (se non raramente) una banca centrale parlare e poi agire. Di solito fanno il contrario, più o meno come i generali che prima attaccano e poi dichiarano guerra. In queste condizioni anche lo squalo più famelico, forse, qualche dubbio comincia ad averlo. Forse.