I mercati non pensano, riflettono. «Sono specchio dell’umanità — li descriveva lo storico britannico Niall Fergusson nel saggio Ascesa e declino del denaro. Storia finanziaria del mondo — e rivelano ogni ora di ogni giorno lavorativo il modo in cui valutiamo noi stessi e le risorse del mondo che ci circonda. Non è colpa dello specchio se riflette, insieme alla nostra bellezza, anche tutti i nostri difetti». E ieri, come giovedì, non hanno fatto altro che riflettere le mosse degli operatori finanziari e le loro aspettative, non il discorso di Draghi.

Chi avesse ascoltato il governatore giovedì senza controllare in tempo reale i mercati, avrebbe avuto pochi dubbi di fronte a parole come: l’euro è irreversibile; scommettere sul crollo dell’euro e fallimentare; la Bce è pronta ad adottare nuove misure non convenzionali. Cos’altro avrebbe potuto dire di più? Certo, Draghi ha ricordato che i Paesi dovranno ricorrere ai fondi salva-Stati Efsf ed Esm prima che di un intervento della Bce. Che tocca agli Stati decidere se l’Esm possa avere una licenza bancaria (un’apertura, non una chiusura). Che i dettagli di possibili misure arriveranno nelle prossime settimane.

Ma davvero qualcuno si aspettava che un banchiere centrale svelasse in conferenza stampa le armi di cui dispone? Non è mai accaduto. I banchieri centrali di solito agiscono poi, semmai, spiegano. Agli operatori di mercato è servito un giorno per digerire tutto questo? Pare di sì, per quanto inverosimile in un mondo dominato dalla turbofinanza e dai computer che macinano miliardi di scambi al nanosecondo. Oppure, ieri, è accaduto qualcosa di nuovo? Nelle sale operative dicono di no e accreditano il ripensamento.

C’è chi sottolinea l’isolamento della Germania (tedesco il solo voto contrario nel direttorio della Bce) ma anche la sponda offerta alla Merkel che sarebbe stata messa in grave difficoltà da una spaccatura irrimediabile tra Bce e Bundesbank. Di certo sui mercati sono piovuti acquisti che hanno impostato i listini al rialzo fino al rally. E forse non è un caso — spiega un trader — che la corsa sia iniziata dai Titoli di Stato.

Il cambio di umore sui Btp e sui Bonos spagnoli ha innescato il boom? Difficile dirlo, ma i bancari, titoli sensibili allo spread, hanno ruggito. Forse, allora, vale la pena tornare all’inizio: i mercati non pensano, riflettono. Come dice Draghi: reagiscono secondo le loro aspettative. Quel che conta è altro: la volontà dell’Europa di salvare se stessa. Per virtù o paura.