Benrovati a tutti e buon anno. Vi ripropongo, e mi scuso per non averlo fatto a tempo debito, il commento pubblicato su Qn il 31 dicembre 2013. In attesa del discorso di Napolitano

 

IL 2013 chiude cinque anni terribili durante i quali il mondo occidentale ha patito due recessioni che hanno causato danni economici paragonabili a quelli causati dalla seconda guerra mondiale. L’anno che verrà si prevede porti all’uscita dal tunnel per i Paesi europei e per quelli dell’Eurozona. Diversa, però, sarà la velocità con la quale torneranno a crescere. Nel caso dell’Italia, meglio parlare di lentezza. Per accelerare, la politica dovrebbe impegnarsi a destinare ogni euro possibile alla creazione di posti di lavoro. Famiglie e imprese ne hanno diritto. Giudicheranno. Diradata la nebbia del Palazzo, la durezza dei fatti segnala che il nostro Paese entra nel 2014 con conti pubblici più stabili ma non belli e con problemi strutturali intatti: riforma elettorale e istituzionale, riforma della giustizia, corruzione, debito pubblico, burocrazia, presenza dello Stato in economia a costi astronomici, carenza di infrastrutture, pressione fiscale ed evasione da brividi.

L’AUGURIO è che la lezione sia servita, dubitarne è igiene mentale. Brillano per assenza le risposte a domande cruciali: 1) Abbiamo capito cosa è accaduto? La fine della crisi dei mutui subprime si è trasformata in quella dei debiti sovrani e dell’attacco all’euro, anche e soprattutto per la pochezza della politica. Non c’è motivo di essere ottimisti. 2) I leader sono consapevoli che, dopo questa crisi, nulla sarà come prima perché non possiamo permettercelo? La risposta sta nell’invecchiamento della popolazione e nei costi dello Stato sociale come lo conosciamo. 3) Sono pronti i quarantenni a combattere in quell’Europa dove si prendono decisioni fondamentali? Il 2014 sarà decisivo. L’anno si apre con la Grecia ancora commissariata dalla troika alla guida del semestre europeo, a luglio passerà in mani italiane. Un’occasione per riprendersi quella leadership nella costruzione europea che Roma ha dimostrato dalla fondazione della Comunità europea, per poi smarrirsi. L’Europa stessa nel 2014 muterà mentre rimangono da chiudere dossier delicatissimi come l’Unione bancaria. Le elezioni europee del 20 e 25 maggio cambieranno il volto del Parlamento con la prevedibile affermazione degli euroscettici. Gli eletti peseranno sulla formazione della Commissione e sulla scelta del presidente in attesa che, a ottobre, Barroso lasci. Sarebbe auspicabile una svolta dopo dieci anni distinti più per una pallida vocazione di Bruxelles a fare da arbitro tra le Capitali che per brillantezza di visione e leadership all’altezza delle presidenze che hanno costruito l’Eurozona. Tra i papabili ci sono l’ex premier lussemburghese Jean-Claude Juncker (che non piacerebbe alla Merkel) il francese Michel Bernier, commissario al mercato interno, ma si parla anche di Christine Lagarde (Francia), direttore del Fmi, e del tedesco Martin Scuhlz. Passeranno la mano anche il presidente del consiglio europeo, il belga Van Rompuy e il ’ministro degli Esteri’, la britannica Ashton. Impensabili candidature italiane visto che un connazionale guida la Bce, Mario Draghi. L’Italia dovrà schierarsi con altri e, così facendo dirà se vuole rompere la morsa del dogma rigorista tedesco. Tocca ai quarantenni provarci. Osservati da chi ha età e saggezza dei nonni,siede al Quirinale, e stasera dirà come la pensa. Auguri.

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