ROBA da matti. O da statisti. Matteo Renzi, presidente del consiglio incaricato, se ne esce dal Quirinale e sciorina le riforme che vuole portare a casa da qui a maggio. Una al mese: riforme istituzionali e legge elettorale a febbraio, lavoro a marzo, pubblica amministrazione ad aprile e Fisco a maggio. E, siccome all’ormai ex sindaco di Firenze, evidentemente, non piace vincere facile, intende pure portare a casa il risultato con la stessa maggioranza che ha sostenuto il governo Letta dai tempi delle larghe intese a quello dell’esecutivo «diversamente politico». Roba da matti. O da statisti. Renzi non è né l’uno né l’altro. Dalla sua parte, però, ha una forza importante che non sta nel carattere, nell’energia o nell’ambizione personale: sta nel fatto che il paese ha bisogno delle riforme da lui promesse. Ha bisogno di lavoro e speranze. E di un’idea per la quale fare anche sacrifici:
un paese normale.

LA RICETTA è tanto nota quanto mai cucinata: meno tasse su lavoro e imprese, meno sprechi nella pubblica amministrazione, il sistema politico e istituzionale efficiente, una macchina dello Stato al servizio dei cittadini e non zavorra alle migliori intenzioni, un taglio netto degli oltre duemila miliardi di debito pubblico. È una ricetta che Renzi conosce perfettamente e ha più volte declinato nel corso della sua ascesa dalla Provincia di Firenze a Palazzo Chigi. Il giudizio sul suo operato dipenderà non solo dai risultati, ma anche dagli ingredienti che utilizzerà: è il caso, per esempio, dell’ipotesi di una patrimoniale per far quadrare i conti.
INTERVENTO sul quale il pressing dei sindacati e dell’ala più a sinistra della sua maggioranza è già in corso. Ma è il caso anche della riforma fiscale e degli interventi sulla riduzione del cuneo fiscale che possono come sempre pendere più a favore di alcune categorie che di altre.
Non sono dettagli, sono i rovi sui quali il premier designato rischierà ogni giorno di vedere impigliata la delicata maggioranza che regge l’esecutivo. E poi c’è la burocrazia, quella potente macchina dello Stato in grado di annacquare o impedire ogni spinta innovatrice. Vincerla sarà per Renzi la madre di tutte le battaglie, quella dal cui esito dipendono le sorti del riformismo secondo Matteo. L’uomo che vuole ribaltare l’Italia in quattro mesi. Roba da matti.

 

Pubblicato su Qn martedì 19 febbraio 2014