LE CICALE si rassegnino, la strada dei tagli è segnata. L’operazione “Sforbicia Italia“ annunciata dal presidente del Consiglio Matteo Renzi trova, infatti, puntuale conferma nei numeri del Documento di economia e finanza (Def) che il premier e il ministro Pier Carlo Padoan devono presentare tassativamente entro domani: i numeri sono quelli del rapporto tra deficit e Pil che, se le cifre circolate troveranno conferma, il governo prevede tra il 2,5%-2,6% per quest’anno e all’1,8% per il 2015. Numeri lontani dal 3% previsto dal Trattato di Maastricht e coincidenti con l’obiettivo di riduzione del deficit sul quale l’Italia si è impegnata con l’Europa. Tramonta così per legge (perché il Def è una legge) ogni ipotesi di fare un altro po’ di debiti per finanziare le riforme, a cominciare dalla restituzione dei dieci miliardi di euro a chi guadagna fino a 23mila euro lordi. E per legge trova conferma quanto garantito dal responsabile economia del Pd, Filippo Taddei: copriremo quella misura solo con tagli di spesa (senza toccare le pensioni). La strada dei tagli pare, quindi, imboccata senza scorciatoie: forse perché in Europa qualcuno, in questi giorni, potrebbe avere suggerito che fare altri debiti non sarebbe stato gradito. Forse più per virtù di buon governo, che per necessità.
POCHE speranze, d’altro canto, le lasciano le previsioni sulla crescita del Pil stimata in rialzo solo dello 0,8% rispetto all’1,1% indicato dal governo Letta e, comunque, più ottimista di quel 0,6-0,7% atteso dagli organismi internazionali.
Con questi numeri e il Piano Italia nella valigetta, Padoan proprio questa settimana comincerà la consueta maratona da commesso viaggiatore di via XX settembre. E sarà una settimana di fuoco: il ministro dell’Economia volerà a Washington, alla riunione del Fondo Monetario, per convincere gli ex colleghi suoi e di Cottarelli, della credibilità del Belpaese secondo Renzi. È l’unica carta che ha a disposizione. Ed è la stessa che potrà giocare in Europa, in concomitanza con il semestre italiano, per spuntare una chance registrata anche nel Def: la possibilità di contrattare sul Fiscal Compact e avere più tempo a disposizione per ridurre il debito.

A FAVORE di Renzi e Padoan c’è il campo di gioco e la forza di uno schema che ricorda molto uno sport amato dagli anglosassoni: possesso di palla (il governo), territorio (segreteria del partito) pressione (su avversari e alleati) e sostegno (internazionale). Complici la critica estesa alle politiche di austerità. L’onda crescente del fronte no-euro alle porte delle elezioni europee e la determinazione della Bce e di Mario Draghi a usare armi non convenzionali per evitare la deflazione, compresi gli acquisti di bond per mille miliardi di euro. Di più. Monti, alle prese con lo spread alle stelle, citò il De Gasperi che entrò da capo di un Paese sconfitto alla conferenza di Pace di Parigi del 10 agosto 1946:
«SENTO che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me». Renzi non ha questo problema: Merkel, Obama, Cameron, Hollande, Blair, i leader che contano, gli hanno mostrato ben più che cortesia. Si aspettano grandi cose, come gli italiani e i mercati. Una luna di miele da non sprecare. Prima che finisca e la meta sfugga.

 

Pubblicato su Qn lunedì 7 aprile 2014.