MATTEO Renzi sta incardinando la guida italiana del semestre europeo chiedendo un cambio di passo rispetto ai teatrini della politica europea di questi ultimi anni. Ha un’agenda che non vale solo per Roma: ci sono scritti sopra crescita, occupazione e investimenti. Non vuole riaprire il dibattito tra crescita e rigore: «Basta azzuffarci su un parametro: milioni di persone non sono morte per questo». Ma Renzi mostra anche di non avere alcuna soggezione della Germania ricordando a Berlino che l’Italia non chiede di sforare il rapporto del 3% tra deficit e Pil, come fecero Germania e Francia nel 2003, ma solo di applicare una flessibilità che esiste ma finora è rimasta bloccata dai veti dei falchi del Nord e dalle piccinerie nazionali. Sono gli stessi falchi che ieri, dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble a Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, hanno alzato la voce per arginare l’apertura di Angela Merkel. In fondo, potrebbe essere un buon segnale. Un ultimo tentativo di resistere a un’Europa diversa della quale anche la Cancelliera sembra essere convinta: forse da Renzi, più probabilmente da un’economia tedesca che accusa qualche colpo. A meno che Frau Angela non stia bluffando. Renzi non stava certo pensando alla Cancelliera, ma è un fatto che ieri, abbia citato il detto popolare: «San Giovanni non vuole inganni». San Giovanni è il patrono di Firenze, la città ieri lo ha festeggiato. E la storia degli inganni è legata a una moneta, il fiorino: era il dollaro o l’euro dell’epoca — ha ricordato Renzi — e dietro recava l’effige di San Giovanni a garanzia del peso e dell’autenticità dell’oro con il quale era coniata la moneta. Era il Rinascimento, finanza, economia e cultura andavano a braccetto. Banchieri e mercanti fiorentini giravano l’Europa e la cambiavano. Il pratese Marco Datini inventò l’uso moderno della lettera di cambio (più assegno che cambiale). Il resto del mondo si fidava dei fiorentini, potrebbe accadere di nuovo. Per raggiungere il traguardo, però, a Renzi potrebbe servire una carta in più: un uomo forte alla guida della Commissione. Nel periodo d’oro della costruzione europea Kohl e Mitterrand non ebbero paura di scegliere un politico forte capace di guidare il vecchio continente sulle rotte indicate dai due grandi statisti tedesco e francese. Si chiamava Jacques Delors.

 

Pubblicato su Qn mercoled’ 25 giugno 2014
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