L’Europa è da cambiare. Tutti lo dicono, nessuno lo fa. Fateci caso: paesi come l’Italia e la Francia si lanciano in battaglia per ottenre un’interpretazione lasca del patto di stabilità e crescita, un via libera (sacrosanto e auspicabile) a sforare il famigerato 3%. Germania e falchi vari rispondono picche e pretendono (non senza ragione) il rispetto degli impegni. Nessuno, però, che proponga formalmente e tenti di innescare le procedure necessarie per cambiare le regole. Stesso discorso vale per la Bce: la si vorrebbe con i poteri della Fed, Draghi si cimenta in mille acrobazie per incidere sulla crescita ma sta, giustamente, nel rispetto delle regole di ingaggio, per quanto forzate al massimo per adattarle alla difficile congiuntura. Qualcuno ha messo in campo qualche iniziativa per cambiare le regole del gioco? La risposta è no. Tante proposte, tanti dibattiti, nessuna iniziativa formale. Mi spiego meglio: se in un paese una legge viene giudicata sbagliata dalla maggioranza delle forze politiche, la si può cambiare. L’ordinamento contiene tutte le regole che consentono di farlo: dal referendum alla proposta di legge e via dicendo. Iter analoghi, sebbene più complessi, regolano l’Unione europea. Ma nessuno li innesca. Perchè? Perchè, è la risposta prevedibile, per modificare i trattati occorre l’unanimità ed è dato per scontato il no, sulla partita del rigore, della Germania. Inutile, quindi, ingaggiare battaglie perse in partenza. Ma, siamo davvero sicuri che le cose stiano così? Facciamo un esercizio di fantapolitica: Italia e Francia, la seconda e terza economia dell’Ue, avviano formalmente la revisione del trattato di Maastricht. Potrebbe, a quel punto, la Cancelliera Merkel cavarsela solo con risposte diplomatiche? Improbabile. Sarebbe costretta formalmente a dire no. Il rischio che la Ue imploda esiste, ma è minore del rischio che continui a non funzionare come non funziona oggi. Altro esercizio di fantasia: la nuova commissione Jincker potrebbe approvare un libro bianco per la costruzione dei nuovi assetti. Qualcosa, inevitabilmente, accadrebbe. Oppure continuiamo a nutrirci di dibattiti e interpretazioni. Portando acqua al mulino di quegli euroscettici ai quali diventa sempre più difficile rispondere per colpa di chi un’Europa che funziona la vuole solo sulla carta.