Bambole, non c’è una lira. Anzi, un euro. Il piano di investimenti annunciato da settimane da Jean.Claude Juncker, fresco presidente della Commissione europea, ha tutta l’aria di un bluff. Lo si era intuito, ora c’è la certezza. Presentando ufficialmente il piano alla comunità internazionale e ai media Juncker ha parlato esplicitamente di 21 miliardi. Ai 300 annunciati ci si arriva solo, in teoria, con un effetto leva e con il contributo di altri osggetti a partire dagli stati membri a cui, ha spiegato Juncker, verrà concesso di non conteggiare nei parametri i fondi spesi per investimenti. E’ già qualcosa. Non troppo. Alla proposta della Commissione dovranno poi dare il proprio assenso i governi e già, a sentire le parole del falco Katainen, se ne possono aspettare delle belle. Premio di consolazione: almeno a parole e con 20 miliardi di euro, l’Ue sembra avere rotto il dogma dellì’austerità. Una consolazione magra. Anche i mercati sembrano pensarla così. Il bluff che appare evidente somiglia a uno scenario di questo tipo: il patto di stabilità è stupido,ma solo pensare di cambiarlo irrita i tedeschi. Quel che non si può fare ufficialmente lo aggiriamo: investi in crescita e puoi sforare. Meglio di niente.