«NON vogliamo fare gli esattori per lo Stato». Chicco Testa (foto Ansa), presidente di Assoelettrica, boccia senza appello il canone in bolletta. Per motivi pratici, economici e, soprattutto, giuridici.
Innanzitutto, chi ha un’utenza elettrica non è detto che abbia un abbonamento Rai o guardi la tv.
«Questo è un problema, ma forse potrà essere risolto con un intervento legislativo».
Quali sono i vostri dubbi maggiori?
«L’inesistenza di un fondamento giuridico solido che giustifichi il canone nella bolletta che, tra l’altro, è già largamente inficiata da altri oneri. Noi vendiamo un servizio, non capiamo perché dovremmo anche riscuotere una tassa».
Temete un aumento della morosità?
«Già oggi abbiamo un consistente problema di morosità, così aumenterebbe. Su una bolletta che va dai 500 ai mille euro, 100 in più non sono pochi. Se diventiamo dei sostituti d’imposta, cosa succede in caso di morosità? Dobbiamo comunque versare il canone e prenderci noi il rischio?».
C’è poi il problema di incrociare i dati sulle utenze, soprattutto perché il mercato elettrico non è più un monopolio.
«Esattamente, vanno modificati i sistemi informativi. Ad esempio, il canone non è uguale per tutti, ci sono le esenzioni, come facciamo a conoscere questi dati? È complicato. Chi paga questi costi? E quelli della riscossione?»
Di certo la fatturazione si complicherebbe…
«Noi facciamo pagare una tariffa, sulla quale applichiamo l’Iva, mentre il canone è una tassa. Una complicazione».
Se il governo dovesse andare avanti, cosa farete?
«È prematuro pensarci, non abbiamo ancora nemmeno capito come vogliono procedere».
Avete avuto dei contatti?
«No. Io non faccio richieste altisonanti di tavoli tecnici, ma è evidente che che a un certo punto il governo dovrà incontrarci».
Vede una soluzione tecnica praticabile?
«Non è facile. Forse sarebbe meglio legare il canone alla dichiarazione dei redditi. Anzi, andrebbe eliminato visto che è anacronistico: il concetto di servizio pubblico dell’informazione è superato».