«DALLA crisi greca così non se ne esce». L’economista Giulio Sapelli (nella foto) boccia senza appello il sistema ‘aiuti in cambio di austerità’ verso un Paese ridotto allo stremo. Ma la Grecia «resta fondamentale per gli equilibri geopolitici» e, dunque, «l’unica via è condonare il debito». Di più, secondo il professore della Statale di Milano «serve una conferenza internazionale sul debito europeo».
Professore, a dieci mesi dal terzo piano di salvataggio la Grecia è ancora sull’orlo del baratro. Una crisi senza fine?
«Così non se ne esce. Come ha detto il Fondo monetario, illuminato da un briciolo di saggezza, bisogna condonare il debito greco. Di fatto, una terribile condanna alla politica economica europea».
Un’opzione alla quale Berlino si oppone. Oggi l’Ecofin si esprimerà sulle riforme di Atene ma tra i creditori tira una brutta aria: il Fmi chiede misure di austerità aggiuntive.
«Se si impone di aumentare le tasse, tagliare i salari e ridurre le pensioni, non vedo come si possa sperare di far partire la ripresa. In questo modo si distrugge il mercato interno di un Paese che ha un’economia non fondata sull’export. Continuare con questa politica non può che condurre a un ulteriore inasprimento della crisi e del malessere sociale».
Rischia di diventare un pericoloso epicentro di instabilità in un’Europa divisa sull’emergenza immigrazione e sostenuta da una fragile ripresa?
«Essendo il fianco sud della Nato, le conseguenze geo-strategiche potrebbero essere pericolosissime. Credo che alla fine il Fmi cambierà la sua posizione e sarà meno rigido proprio perché gli Stati Uniti non vogliono buttare la Grecia tra le braccia della Russia».
Tra l’altro, la Grecia è stata tra i Paesi più colpiti dall’ondata migratoria. Una guerra tra poveri.
«Alla Turchia si danno miliardi e alla Grecia non vengono considerati, nella valutazione economica della crisi, i costi sostenuti: c’è un misto di crudeltà e follia nell’accordo tra Ue e Turchia. Intanto, la Grecia va avanti con il cuore: persone ridotte alla miseria hanno accolto migliaia di immigrati dando all’Europa una lezione di umanità straordinaria».
Cosa si aspetta oggi dall’Ecofin?
«Spero che il nostro governo si dissoci dalla Germania e dai suoi vassalli che, di fatto, vogliono distruggere l’Europa. La Grecia confina con una polveriera che sono gli Stati balcanici, si gioca col fuoco per una manciata di miliardi. Diamoglieli, e basta».
È il fallimento di una politica: aiuti in cambio di austerità, con il 95% dei soldi prestati finiti nelle banche dell’Eurozona.
«Non c’è dubbio, questo modello non funziona. Le banche tedesche e francesi provocarono la crisi greca con i prestiti per le Olimpiadi e, anche ora, i grandi istituti lucrano sugli aiuti».
Come se ne esce?
«Smettiamola di discutere sui cerotti. Serve una conferenza internazionale sul debito europeo, con anche Russia e Cina, per tentare di scaglionarlo. Come avvenne dopo la Seconda guerra mondiale per quello tedesco».
È favorevole agli Eurobond?
«Certamente, sono uno strumento utilissimo ma si tratta, comunque, di debito che cura altro debito. I tedeschi, incompatibili con l’Europa democratica, non li vorranno mai perché presuppongono condivisione di sovranità».
Serve più o meno Europa?
«Meno. Bisogna riprendere un po’ di sovranità nazionale sul modello americano con libertà di deficit e di bilancio. Altrimenti sarà una catastrofe».