Tra pochi giorni, una manciata e poco più, uscirà un mio nuovo libro. Il titolo, “Porto d’armi”, allude al lodo palestinese e alle ripercussioni che ebbe nel nostro Paese. In questo caso racconto la storia del panfilo delle Br, il celebre “Papago”, che da Ancona salpò per il Libano, rifornendosi d’armi destinate alla stella a cinque punte ma anche a Ira, Eta e soprattutto Olp. Il volume, che ho assemblato in quattro anni di indagini tra colloqui con ex Br, investigatori, magistrati e consultazioni di carte, è edito da Quattro Venti Urbino. Vi allego una preview della quarta di copertina che l’editore sta per sfornare. Buona lettura e grazie dell’attenzione a tutti voi.

“Un’estate incandescente, quella del 1979. A un anno appena dal sequestro e assassinio di Aldo Moro, una barca a vela, il Papago, salpa dall’insospettabile porticciolo di Numana, all’ombra del monte Conero, a pochissime miglia da Ancona. A bordo, quattro brigatisti. La barca è diretta in Libano. Ad attenderla, in una baia nei pressi di Tripoli, militanti palestinesi, armati fino ai denti. La cabina viene imbottita di fucili, mitraglie, esplosivo al plastico, ordigni ad alto potenziale e bazooka. L’arsenale viene trasportato in Italia, fino all’Adriatico settentrionale. Dalla laguna, le armi vengono smistate in Veneto, Lombardia e Sardegna, fino a raggiungere tutte le colonne Br, ma riservate anche all’Olp, all’Ira e all’Eta. L’operazione Francis, una sorta di network del terrore precursore di Al Qaeda, non è una crociera a zonzo per il Mediterraneo. Paolo Valeri, cronista protagonista di questo rigoroso saggio-inchiesta mimetizzato da romanzo, indaga sulle ombre che avvolgono la missione internazionale, misteriosamente portata a termine in pieno conflitto araboisraeliano. Ne emerge un quadro sconcertante, una ragnatela di quesiti formulati grazie alle esclusive e inedite rivelazioni di ex militanti delle Br e allo studio approfondito di carte e documenti. Un libro che s’apre con un giallo ma che si chiude con altri dieci, in un ineffabile desiderio di conoscenza dei segreti che costellano, inesorabilmente, le ferite più laceranti degli Anni di piombo”.