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Se Pippo Baudo leggesse le carte del processo Conte cambierebbe idea

Pippo Baudo non ha dubbi e sputa sentenze su Antonio Conte, manco fosse un giudice della Corte Federale, un Procuratore Federale, un membro della Disciplinare.

Pippo dixit: “ «L’allenatore deve tenere un atteggiamento etico, come un padre spirituale per la squadra. Un allenatore che sta zitto quando è a conoscenza di una combine è un’omissione gravissima per un tesserato, è come nel codice penale una omissione di soccorso in caso di incidente d’auto. Mi dispiace per Conte ma non ne farei un fatto eclatante. Starei in silenzio per rispetto della squadra che sta allenando. Io non andrei dietro i vetri oscurati ma me ne starei a casa. La Juve continua a giocare bene. È un’eccezione che Conte possa allenarla in campo per poi stare fuori della panchina. Si accontenti di questa punizione che in fondo è meritata”.

E bravo Baudo: si vede lontano un chilometro che non ha letto le carte dei processi sportivi a carico di Conte, condannato senza lo straccio di una prova, di un riscontro oggettivo. Nulla di nulla. E allora, consapevoli dei numerosi impegni che scandiscono la giornata di un grande uomo di spettacolo, in suo soccorso chiamiamo  Gianni Malerba , ex giudice di corte d’ appello e ex membro della CAF .

Il quale,testualmente scrive:

 ”Come ha detto e scritto Agnelli, la misura è veramente colma. Si è celebrato l’ennesimo processo farsa, in cui:

- Il Procuratore
Federale:

a) insiste per chiedere la condanna per omessa denunzia in
totale assenza di prove;

b) omette di contestare la medesima
incolpazione a ciascuno dei giocatori presenti, al pari dell’
allenatore, alla riunione nella quale si sarebbe parlato degli illeciti
accordi, giocatori teoricamente responsabili, anche loro a questo
punto, di omessa denunzia;

c) omette di contestare a ciascuno dei
tesserati che, interrogati, hanno smentito Carobbio, la violazione dell’
art. 1, per avere reso dichiarazioni false e favoreggiatrici, così
ostacolando il corso della…giustizia (!)

- la Corte:

a) incorre in un clamoroso errore di diritto, laddove, prosciogliendo per una delle due
imputazioni, omette di ridurre la pena, sia pure di un solo giorno, per
il venir meno della continuazione: uno svarione in cui non incorrerebbe
neppure uno studente di secondo anno di giurisprudenza; legittimo il
sospetto che non di errore si tratti…

b) uno dei componenti, l’emerito Prof. Sandulli, non contento di avere – reiterando i fasti, o meglio le nefandezze della sentenza Calciopoli – contribuito alla castroneria
sub a), si avventura in strabilianti dichiarazioni pubbliche,
affermando che a Conte è andata bene, perché in realtà avrebbe dovuto
prendere tre anni per illecito. Premetto che non si è mai visto un
componente di un collegio giudicante che commenti pubblicamente la
decisione adottata, sostanzialmente rivelando il tenore della camera di
consiglio (non dimenticando che la camera di consiglio del primo grado
era stata addirittura anticipata alla Gazzetta dello Sport, circostanza
sulla quale spero si occupi la magistratura penale ordinaria). Sta di
fatto che il sullodato Sandulli “non può non sapere…” che ogni giudice,
quando ritiene errata la contestazione elevata dall’accusa, non può
fare altro che restituire gli atti al PM; di certo non può quantificare
la sanzione avendo in mente la più grave pena prevista per il reato non
contestato.

Ma è inutile meravigliarsi o indignarsi di fronte ad una
giustizia tribale, amministrata da Tribunali del popolo, che celebra
processi negando alle difese l’escussione dei testi di accusa,
concedendo ai difensori tempi ristrettissimi di esame degli atti e di
intervento, e decidendo in poche ore la posizione di decine di
incolpati. Occorre invece porsi una domanda: quale sarebbe stata la
sorte di Conte se non fosse l’allenatore della Juventus ? Sbaglierò,
ma, ove non assolto, se la sarebbe comunque cavata con un paio di mesi
di squalifica…”.

 

Xavier Jacobelli