Gianni Morandi: voto 6+. Si impegna, canta, si commuove, inanella gaffe e papere, fa da spalla a Geppy Cucciari e a Rocco Papaleo, è affabile con gli ospiti, si occupa delle telepromozioni, ammette di aver partecipato al casting per scegliere la presenza femminile di Sanremo, cosa chiedergli di più? Ecco, semmai la Rai avrebbe dovuto chiedergli un po’ meno.

 

Rocco Papaleo: voto 7. Esce fuori alla distanza come quegli atleti che nella maratona partono piano per poi guadagnare posizioni su posizioni, fino a piazzarsi sul podio. Una perla la sua parodia del siparietto Celentano-Canalis della prima serata, in cui finalmente anche la bella Ivana Mrazova è sembrata aver trovato un suo ruolo sul palco.

 

Ivana Mrazova: voto 5. La sua bellezza è prorompente e l’abito ‘tatuato’ che sfoggia a inizio serata è degno di competere con i profondi spacchi di Belen. E’ forse anche l’unica a essere sempre riuscita a scendere la scalinata dell’Ariston con classe, portamento ed eleganza. In fondo va assolta per la sua inadeguatezza al Festival, la colpa non è sua ma di chi l’ha scelta.

 

Geppi Cucciari: voto 7. Fa ridere senza dire parolacce, canzona Morandi e i vertici Rai con garbo, sfodera autoironia, ma soprattutto ricorda agli italiani che da quattro mesi c’è una nostra cooperante, Rossella Urru, ostaggio di Al Qaeda. Una bella dimostrazione di come anche a Sanremo si possa parlare di cose serie senza salire sul pulpito a fare sermoni.

 

Adriano Celentano: voto n.p. Nonostante le apparenze, l’Italia e gli italiani sono molto più laici di quello che sembra e la maggioranza della gente non va in chiesa alla domenica, quindi figuriamoci se gli fa piacere sentire prediche in tv. Insomma, ‘Il Paradiso può attendere’ per parafrasare il titolo di un celebre film. Belle invece le canzoni.

 

Emma: voto 5. La vincitrice (come da pronostici) ha presenza scenica e ci mette il cuore, ma la sua non è la canzone più bella del Festival. Ancora una volta (come era successo ad ‘Amici’) è il televoto da casa ad assicurarle il trionfo finale e non resta che inchinarsi al giudizio del pubblico.

 

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