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Umbria, il futuro economico e turistico è nella rete

L'Umbria ha un mare verde che si tinge di rosso in autunno. Sono i vigneti, una delle risorse fondamentali di questa regione amata dagli italiani e apprezzata dagli stranieri, in particolare dagli americani che spendono in media 300 dollari a testa per portarsi a casa come souvenir il nettare di Bacco. L'enologia è la punta di diamante del turismo con prodotti di qualità superiore, un pozzo di San Patrizio in cui l'Umbria sa pescare a piene mani. In questo, il cuore di smeraldo della penisola ha dieci marce in più rispetto all'Italia nel suo complesso che invece non ha ancora capito che può sollevarsi dalla crisi economica e aumentare il Pil valorizzando paesaggi, enogastronomia, patrimonio culturale e naturale, agricoltura.

Ricchezze enormi che frutterebbero ricchezza e lavoro se fossero utilizzate per quel che valgono. Invece, tranne in alcuni casi, l'incuria e la superficialità, oltre che l'approssimazione, lasciano che vada alla deriva un patrimonio che il mondo intero ci invidia. Valga per tutti l'esempio di quel che accade a Pompei. La più piccola regione italiana invece ha afferrato il concetto e lo mette in pratica. Certo, le microimprese a livello familiare non possono riuscirci da sole, ma facendo rete la situazione cambia. E sempre in meglio.

Lo dimostra l'iniziativa della creazione della Strada dell'Olio e , ancor più, i quattro itinerari del vino che attraversano l'Umbria in lungo e in largo collegando borghi e città: la strada del vino dei colli del Trasimeno, quella del Cantico, quella dei Vini del Sagrantino e quella Etrusco Romana. Si ammirano chiese e conventi , si dorme beatamente in hotel o B&B confortevoli e ospitali, si assaggia il vino, si mangia il prosciutto di Norcia e magari anche il tartufo. Ma non solo perchè la gastronomia è un richiamo a cui non si può resistere. Basta scorrere quelli che sono considerati i punti nodali.

La base di partenza deve essere la considerazione che la cucina umbra gioca molto sulla carne, gli affettati e i prodotti della terra. La produzione di salumi è il fiore all'occhiello dell'Umbria, in particolare di Norcia, tanto che il termine "norcino" indica chi produce o vende salumi. Tra i più pregiati, c'è appunto il prosciutto di Norcia, riconosciuto con la Indicazione Geografica Protetta (IGP) dell'Unione Europea. L'antipasto umbro è un piatto di salumi e formaggi e comprende salame, capocollo, salsiccia, formaggio pecorino o caprino. Gli strangozzi sono invece un tipo di pasta, molto simile alle tagliatelle classiche, ma impastate senza uovo, più spesse e corte. In Umbria vengono condite in modo diverso a seconda delle zone: le più amate sono con il ragù di lepre o di cinghiale, oppure, più raffinate, con il tartufo nero di Norcia. Molto amati anche gli umbrici, spaghettoni rustici di grano duro tipici di Castiglione del Lago e Città di Castello, divenuti comuni a tutta la regione: sono detti strozzapreti a Todi e a Orvieto, bigoli a Gubbio, nella zona di Baschi sono preparati con pasta di pane e sono detti manfricoli. Tra le specialità umbre, vanno assaggiate anche la cipolla di Cannara (rossa o dorata, in trecce o in mazzocchi) è l'ingrediente principale della cipollata, piatto tradizionale a base di cipolle, uova e pomodoro e la minuscola, tenera e saporita fagiolina del Lago Trasimeno. Moltissimi i dolci, come le ciambelle dolci di patate, preparate con le patate rosse della zona di Colfiorito. Cacao, nocciole zucchero e pepe per il pampepato di Terni, mentre la nociata è simile al torrone, ma si prepara con le noci.

Se a tavola si fa festa e non si invecchia (da queste parti sono molto longevi), anche in cantina non si scherza. La degustazioni e gli eventi legati al vino, secondo gli ultimi dati relativi al 2012 indicano un business di 5 miliardi di euro all'anno. Se la rete si ampliasse ad altri prodotti tipici dell'Umbria e magari coinvolgesse anche manifestazioni ed eventi in pacchetti turistici appetibili, il flusso dei visitatori non potrebbe che aumentare con risultati positivi sull'economia locale.

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