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Waterloo, e venne il giorno della disfatta

Waterloo (foto Gisella Motta)

Waterloo, sinonimo per antonomasia di disfatta , è una cittadina belga che sorge  in Vallonia a una quindicina di chilometri a sud di Bruxelles, a cui è collegata dalla splendida Foresta di Soignes. Un itinerario suggestivo che si può percorrere in metro, a piedi, in bicicletta o a cavallo , sentendo in lontananza i rumori della battaglia che videro la definitiva sconfitta di Napoleone. Si ripassa la storia e, soprattutto la si capisce mentre si raggiunge  quel campo  dove trionfò il duca di Wellington, 40 ettari di terra grassa in cui ogni anno, il 18 giugno, 6000 persone ( 5260 soldati e 1103 comparse) tutte rigorosamente in costume danno vita a una memorabile e imponente rievocazione storica. L’anno scorso, per il bicentenario di Waterloo, è stata un’apoteosi, ma anche quest’anno le premesse promettono faville. E lui, Napoleone, interpretato ormai da 11 anni sempre dallo stesso avvocato di Orleans, è costretto a ripetere ogni volta gli errori che gli sono costati la battaglia e che hanno cambiato la storia d’Europa. Perché, secondo alcuni storici, il Corso fu sconfitto perché quel giorno perse troppo tempo in quisquilie, fra cui attendere che il terreno asciugasse dopo la pioggia della notte. Un ritardo che, secondo quelli che hanno studiato a fondo   questo match, permise agli Ussari di arrivare in tempo per dar man forte a tutta la coalizione.

Ma la battaglia di Waterloo è stata molto più complessa con strategie studiate a tavolino fin dal giorno prima con l’esito che tutti conosciamo. Il bello della rievocazione storica , che richiama un pubblico estremamente numeroso fra cui qualcosa come trecentomila italiani, è l’atmosfera che sa ricreare. Nell’aria tersa, fra i campi di grano e di mais, l'enorme leone creato dal ferro dei cannoni francesi recuperati dopo la battaglia, guarda fiero verso la Francia dall'alto della sua collina. Il leone segna il luogo dove il Principe d'Orange fu ferito nel corso dei combattimenti ed è il simbolo del campo di battaglia, luogo mitico carico di memoria, dove nel 1815 le truppe di Napoleone affrontarono fino alla morte quelle di Wellington e Blücher. E l’atmosfera è ancora così palpitante per quella battaglia che si sentono scalpitare gli zoccoli dei cavalli al galoppo, luccicano le alabarde dei fanti, esce il fumo dagli archibugi e dai cannoni che rinculano ad ogni colpo. I bambini restano con gli occhi spalancati per lo stupore, gli adulti seguono le fasi dello scontro, soffrendo per i vinti e applaudendo i vincitori.

La rievocazione storica con tutto il suo fascino e il suo glamour dura un paio d’ore, ma Waterloo ha anche altro da offrire al turista che ama tuffarsi nella storia.

Anzitutto il museo Ligny , ma prima  si impone una sosta al ristorante “Bivouac-Wellington” Lion Waterloo per un pranzo epocale in cui dominano i sapori profumati della terra belga. E poi via a visitare il museo Ligny con 5 sale piene di cimeli napoleonici, divise d’epoca, ritratti, lettere, medaglie, abiti, insomma una sfilata di vetrine in cui non manca nulla per capire l’animo e la vita di di quel piccolo grande uomo che fu l’imperatore dei francesi.

Da non perdere assolutamente, sempre per capire a fondo la strategia di Napoleone, è una visita allo Chateau de la Paix  a Fleurus dove soggiornò l’imperatore dei francesi il 17 giugno 1815 alla vigilia di Waterloo. Il castello, attualmente sede del Municipio di Fleurus, è un tipico esempio di castello residenziale del XIX secolo. L’edificio, assai sfarzoso, presenta lo stile caratteristico dei castelli di fine XVIII secolo, è in pietra calcarea e mattoni sulla facciata anteriore, dipinta di rosa sugli altri lati e tutt’attorno si trova un parco. Ma se Waterloo rappresenta la grande sconfitta di Napoleone, per il duca di Wellington invece è il simbolo della riscossa. Ecco quindi un valido motivo per  visitare il museo Wellington nel centro della cittadina. E' qui che il duca di Wellington, comandante delle armate alleate opposte alle truppe di Napoleone, installò il 17 e 18 giugno 1815 il suo Quartier Generale che seppe cambiare la storia dell’Europa.

 

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