Grecia, il sigillo dell’Unesco sul sito archeologico diFilippi
Grecia, Filippi, i resti archeologici
Filippi è un’antica città situata alle pendici del Pangeo il cui nome è legato alla vittoria di Ottaviano contro Bruto e Cassio nel 42 a.C. E l’espressione “Ci vedremo a Filippi” è rimasta nel linguaggio per intimare a un avversario la certezza della propria vittoria o per annunciare un futuro regola di conti. In questo centro urbano vivace passò anche l'apostolo Paolo e fondò la prima chiesa cristiana sul suolo europeo nel 49/50 dC. Con il riconoscimento del cristianesimo e la sua costituzione come religione di stato nella città furono costruite maestose chiese cristiane.
Il sito archeologico di Filippi, uno dei più importanti e più completi della Grecia settentrionale e dotato di molti monumenti dall'evoluzione della città dal periodo ellenistico al periodo tardo bizantino, esce quindi dai libri di storìa per entrare ufficialmente nella lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO. La sua posizione strategica, permette di raggiungere il sito attraverso la "Egnatia Odos". La preparazione del dossier per la candidatura del sito archeologico di Filippi, era stata completata l’anno scorso e rappresenta il risultato di uno sforzo coordinato e sistematico dei servizi del Ministero della Cultura e dello Sport, e in particolare della Direzione Generale delle Antichità, della Direzione di Antichità Preistoriche e Classiche, della Direzione Bizantina e della Antichità post-bizantine, Arte di Kavala -Thassos e del Fondo Risorse Archeologiche. Importante è stata anche l'assistenza della ex comune di Filippi e del Comune di Kavala, che esprime il forte sostegno della comunità locale. Secondo la decisione del Comitato del Patrimonio Mondiale il valore universale eccezionale della città di Filippi è documentata sia dal patrimonio archeologico che architettonico; grazie al passaggio di San Paolo si può datare l’inizio del cristianesimo in Europa. Rispetto a tutte le altre discussioni nel corso della riunione (UNESCO), la nomina ufficiale greca del sito archeologico di Filippi è stata l'unica a essere approvata senza commenti o obiezioni. Un successo che conferma l’importante lavoro del Ministero della Cultura e dello Sport e del Servizio Archeologico impegnati a promuovore le enormi potenzialità del patrimonio culturale della Grecia che ora può vantare 18 zone protette dall’Unesco.
Il sito prende il nome da Filippo II, padre di Alessandro Magno, che lo sottrasse ai Traci nel 356 a.C., ampliandolo e fortificandolo. Filippi, fu poi conquistata dai Romani nel 168 a.C. e quello che si può vedere oggi sono principalmente i resti di epoca romana. Il suo nome è notoriamente legato alla famosa battaglia dell 42 a.C. quando le truppe di Ottaviano e Antonio sconfissero quelle di Giulio Cesare, Bruto e Cassio. Da qui la celebre frase “Ci rivedremo a Filippi”. Plutarco nelle sue “Vite Parallele” racconta infatti che Bruto, ossessionato dai sensi di colpa per aver partecipato alla congiura per l’uccisione di Giulio Cesare, sognò un fantasma (personificato solo in seguito da William Shakespeare come il fantasma di Giulio Cesare) che gli disse “Sono il tuo cattivo demone, Bruto ci rivedremo a Filippi”…prima o poi la resa dei conti arriva!
I resti archeologici sono oggi separati dalla strada principale e si trovano quindi su entrambi i lati di essa. Le principali testimonianze arrivate a noi sono: le rovine della prigione in cui San Paolo fu imprigionato nel 49 d.C. circa, anno del suo primo pellegrinaggio; i resti di un teatro, risalente all’epoca di Filippo II, ma ricostruito durante il periodo romano; il Foro Romano; i resti delle basiliche paleocristiane, tra cui la grande Basilica B e il complesso termale.