Utrecht, una piacevolissima scoperta
Quando penso all'Olanda mi si affacciano alla mente i tulipani, i mulini a vento e le biciclette. Ci sono stata due volte in sei mesi e ho dovuto ridimensionare i miei sterotipi: innanzi tutto non ho visto un tulipano manco dipinto, e per la veritò, non ho trovato neppure i bulbi. Per quanto riguarda i mulini a vento, ne ho incrociati due, ma piccoletti e incastrati fra le case. In compenso le biciclette sono una veramente una marea: toste, solide senza freni (per fermarsi si pedala all'indietro), sostituiscono le auto ovunque e trasformano le città rendendole vivibili e a misura di pedoni anche se, chi va a piedi, deve dare la precedenza alle due ruote. Le quattro ruote invece nelle città olandesi sembrano proprio in via d'estinzione.
Dimenticati dunque gli stereotipi legati all'Olanda, l'ultimo week end ha Utrecht mi ha confermato quanto avevo già percepito precedentemente a Gruningen e cioè che gli olandesi hanno un ottimo carattere, si fanno gli affari loro a meno che il turista non abbia bisogno di un'informazione e allora si fanno in quattro per aiutarlo e curano molto la loro casa dentro e fuori. Piccole abitazioni in legno e mattoni ingentilite da deliziosi oggetti d'arredamento all'interno e abbellite all'esterno da ogni varietà di fiori. Vasi e vasetti, arbusti e lillà o gelsomini ornano quasi tutte le casette rendendole molto deliziose. Accando ad ogni porta (si affacciano tutte sulla strada) fioriscono margherite, ortensiee, non ti scordar di me, narcisi. Una gamma infinita di fiori che gli olandesi comprano al mercato in quantità industriali. Vasi di fiori sui davanzali all'esterno, ma composizioni anche sui davanzali interni. siccome non usano le tende, camminando per strada, l'occhio cade involontariamente incuriosito su questi davanzali sui quali ogni padrona di casa crea la sua composizione artistica: un'orchidea bianca fra due vasatti di ceramica, stelle marine fra conchiglie, statuette e ciotoline con piante grasse. Spesso nella composizione compare un gatto vivo. Non ce l'ha messo nessuno. Si acciambella da solo mentre aspetta che qualche topolino esca dalle pareti di legno. E' pronto ad acchiapparlo e intanto si crogiola sul davanzale facendo le fusa.
A Utrecht gli abitanti hanno un'altra importante valvola di sfogo: i canali lungo i quali si possono contare una quantità incredibile di bar e ristorantini. Non appena spunta un raggio di sole, gli olandesi si precipitano e affollano quste banchine . Non c'è uno spazio libero. Chi non è seduto in un qualche locale, è sdraiato su una coperta o uno sgabello che si è portato da casa. Gli altri invece vanno in barca, in gommone, in pedalò, in canoa. Nel weekend i due canali principali e quelli più defilati sembrano Venezia in agosto. E sulla barchette, gli olandesi prendo il sole, fanno il barbecue e bevono birra. Sempre con un largo sorriso stampato in faccia. Ho detto prima che Utrecht è una città a misura d'uomo: mai vista tanta gente seduta ai tavoli dei bar all'aperto a ogni ora della giornata. Il caffè al volo da queste parti è un'eresia: al bar ci si siede con marito, il compagno o gli amci e ci si gode assieme tranquillamente e senza fretta un cappuccino o una birra. Si parla, si comunica e non vedi nessuno ( a meno che non sia un turista italiano) impegnato a usare un cellulare. Eppure di giovani ce ne sono tantissimi: Utrech ha univerità di grande levatura e un popolazione studentesca di 75 mila giovani. Si divertono, studiano e si mantengono facendo una seriee di lavori (dal cameriere alla guida turistica). Sono il futuro del Paese e i loro bei volti allegrri fanno ben sperare una Nazione che ha avuto un Papa (Adriano VI) e dieci premi nobel.