Cavalli e altri amici

Lipizzani in salsa western.

in Sport

Una quindicina di anni fa mi era venuta voglia di montare all'americana:  ero senza cavallo mio, quindi libera di scegliere qualsiasi disciplina e volevo profittare dell'occasione per darmi al reining.

Peccato che dalle mie parti, in quel periodo, non ci fossero maneggi che offrissero istruttori e cavalli seri a stelle e strisce: o ti compravi un Quarter (o un Appaloosa, o un Paint) ed entravi nel giro da proprietario o ti accontentavi di passeggiare su una sella western.
Ma con un po' di pazienza avevo trovato una soluzione: Marco Rossi, un bravo addestratore di monta western  aveva bisogno di arrotondare le sue entrate  e mi poteva far montare qualcuno dei cavalli che aveva in scuderia  in quel momento.

Certo non i Futurity-prospect, che avevano due anni e dovevano essere pronti per la prima gara della loro vita in fretta e furia e non ci si potevano permettere errori di nessun genere – quelli li potevano toccare solo lui e pochi altri reiner di fiducia, spesso nemmeno i proprietari.

Però aveva in lavoro due soggetti che avrei potuto usare anche io senza provocar danni alla loro futura carriera: erano due Lipizzani provenienti da Tor Mancina, a Roma. Erano arrivati un paio di settimane prima,  scaricati scossi dal camion perché non sapevano portare nemmeno la capezza e con la fama di bestiacce difficili ma Marco li aveva tranquillizzati in fretta, aveva quel modo di fare sereno e sicuro che con persone intelligenti come i cavalli ha sempre un effetto positivo.

In pochi giorni i due grigi avevano accettato non solo la capezza ama anche sella, imboccatura e cavaliere e intanto ero arrivata io, proprio come il cacio sui maccheroni: c'era bisogno di qualcuno che li muovesse senza innervosirli e in questi casi non c'è niente di meglio che una ragazzotta senza velleità agonistiche e con una insana passione per il lavoro in piano.
I due grigi avevano tre anni e venivano chiamati non per nome ma per numero, quello che avevano marchiato nella zona sotto la sella: se non ricordo male erano 514 e 525.  Molto simili dal punto di vista morfologico erano  differenti per carattere, uno più tranquillo e riflessivo mentre l'altro era tutto impulso e reazioni focose ma pieno di coraggio.
In comune avevano  la facilità incredibile di imparare, la velocità di apprendimento: ero costantemente stupita dal fatto che bastava “dir loro” le cose una volta e loro la ricordavano, sempre, senza mai mettere in discussione la lezione e sempre dimostrando la più incrollabile fiducia nella loro aspirante cavaliera western.
Alla fine di reining non avevo imparato nulla, ovviamente: è vero che montavo con una sella col pomolo ma il lavoro di base dei puledri è quasi identico,  sia per quelli che verranno montati all'americana che per quelli destinati alla monta italiana (o inglese o classica che dir si voglia). Ma intanto ero tornata  in sella e avevo avuto l'opportunità di conoscere da vicino due Lipizzani: ed è stato un onore, credetemi.

Qui alcuni spezzoni del film di Walt Disney "Il miracolo degli stalloni bianchi"

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