Cavalli e altri amici

Post al salmone per Ferrara.

Delirio gastronomico post-cenone? no: è che di solito il primo gennaio si fanno buoni propositi per il futuro, si pensa ai giorni che verranno e al nuovo anno appena arrivato, ingenuo come un puledrino e pieno di promesse per il futuro.

Invece oggi voglio andare controcorrente (come i salmoni di cui sopra, per l'appunto) e ricordare qualcosa  che è morto per decreto ieri, 31 dicembre 2011: il Centro Regionale di Incremento Ippico di Ferrara. Ne ha già scritto su Cavallo Magazine Mario Palumbo, con tutta la chiarezza e l'incisività che serviva per sottolineare la gravità di questa perdita ma dopo di lui, nel mio piccolissimo piccolo, seguo la sua traccia e continuo il discorso.

Perché ieri non solo hanno perso il posto alcuni tra i più bravi artieri che io abbia visto al lavoro, non solo sono stati alienati come carne da macello cavalli e asini che fino a 24 ore fa avevano il diritto al trattamento sensibile e attento che si riserva agli animali d'affezione: ieri è stato dato il colpo di grazia a un pezzo della nostra storia e hanno tagliato le radici a un pezzo del nostro futuro.

Da quasi un secolo lì si metteva a disposizione di ogni allevatore, dal più piccolo al più grande, quello che serviva per fargli ottenere il meglio dalle sue fattrici: dal Purosangue Inglese al trottatore, dal cavallo agricolo a quello da sella – tutto il bacino di utenza che dipendeva da questa struttura poteva contare su un catalogo di stalloni eccellenti e a disposizione di tutti, una politica che ha permesso per decenni di alzare notevolmente il livello qualitativo delle produzioni equine locali di ogni genere. Ma non solo: è un ippodromo, c'erano le strutture (maneggio coperto, scuderie, una mascalcia, assistenza veterinaria di qualità, personale esperto, un parco carrozze che potrebbe da solo dar vita ad un Museo vivente degli attacchi che sarebbe l'invidia di tutta Europa) che permettevano a Ferrara di coagulare tra loro gente e cavalli e territorio ed economia.

Non è più tempo di trazione animale direte voi, non è più come negli anni '30 e adesso c'è l'inseminazione artificiale? e cosa vuole dire, non ci sono mai stati tanti cavalli in Emilia dai tempi della prima guerra mondiale e la campagna è disseminata più che mai di paddock, allevamenti, piccole scuderie e grandi maneggi: possibile che a nessuno sia mai venuto in mente che qui se ne potevano riunire almeno tre o quattro, e fare un polo equestre di livello internazionale sfruttando strutture già esistenti?

Ma il Centro di Incremento Ippico è stato strangolato poco a poco, inesorabilmente: chissà se qualche cavallo correrà ancora nella sua bella pista a un passo dal centro storico, nessun centro di equitazione è stato fatto crescere qui dove c'era tutto, tutto quello che sarebbe servito - tranne la volontà di farlo.

Le scuderie sono desolatamente bisognose di restauro da anni e chissà che fine faranno ora: eppure erano strutture splendidamente funzionali, fresche d'estate e calde d'inverno anche in questa bassa emiliana afosa in agosto e gelida a gennaio. Hanno il pavimento in terra battuta, sono larghe e basse e protettive e i box sono piccoli gioielli di artigianato, si sente la cura di chi ha fatto ogni piccolo dettaglio studiandolo proprio per questo scopo: i chiavistelli degli scuri in legno, le mangiatoie in marmo rosso di Verona, persino i vasi da fiori in cotto con le piccole teste di cavallo tra un festone e l'altro – tutto era stato pensato, progettato e costruito per fare un piccolo, perfetto mondo di cavalli.

Tutto è stato buttato via dal disinteresse delle amministrazioni, dalla beneamata Unire stessa che non ha mai dato i fondi che erano destinati dal 2001 al Centro di Ferrara – ed erano 40 miliardi di lire, mica noccioline e chissà chi se li è mangiati. Tutto è stato mandato al macero nel disinteresse totale di una città che non esita a inventarsi un palio che di tradizionale non ha nulla se non qualche rinascimentale precedente (come qualsiasi città o paese dello Stivale tutto, tra l'altro) e che non è altro che una corsa al galoppo galoppata nel posto sbagliato, in una piazza anziché in pista e lascia marcire il suo vero ippodromo dove si potrebbero fare corse regolari (il che vuol dire anche scommesse regolari, non dimentichiamocelo). E invece di ringraziare il cielo per la fortuna di avere la possibilità di creare un centro ippico/equestre coi controfiocchi a due passi dalla città si preferisce lasciare andare tutto in malora e poter magari spianare e farci tanti bei condomini, che così cementifichiamo un altro po' di territorio e diamo respiro alle casse comunali .

Ma chi dimentica la propria storia ha vita breve e stenta: non finirò mai di stupirmi del fatto che Ferrara si sia messa a scopiazzare Siena in malo modo per interesse turistico, dimenticando platealmente il fatto che qui fino a cinquant'anni fa il cuore della gente batteva al trotto e la domenica si facevano le corse lungo le strade dei paesi. C'erano i grandi allevatori e i driver professionisti che riempivano le scuderie con cavalli di ottima qualità e correvano in pista, ma anche i piccoli proprietari si tenevano qualche bel trottatore da attaccare alla domatrice a casa e portare la domenica al corso, e quanto orgoglio ci mettevano nel presentarsi nel modo migliore, con il cavallo più bello e i finimenti più in ordine. Era cultura diffusa, era tutto un mondo che poteva vivere grazie all'Istituto di Incremento che poteva dare ottimi cavalli e ottima assistenza a tutti, indistintamente.

Da qui sono partite tante storie grandi e piccole, da qui sono passati tanti cavalli e tante persone che hanno contribuito a fare nascere anche noi e il nostro lavoro.

Da qui non nascerà più niente, è tutto finito: tutto sepolto con Sansonetto (un PSI di fine ottocento, un Ribot ante-litteram che aveva vinto tutto il possibile in pista ai suoi tempi) nella tomba che custodisce le sue ossa proprio nel cortile al centro dei box degli stalloni qui, a Ferrara, il posto dove la gente butta via il proprio passato per copiare quello altrui. E sapete perché mi fa tanta rabbia? perché  io sono di origine ferrarese , e non riesco  a credere che proprio la mia gente abbia fatto una cosa del genere.

Qui alcune immagini del Centro


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