Orme sulla neve.
Oggi ho messo il naso fuori dalla finestra e la neve splendente, candida sotto il sole mi ha fatto venire in mente un'altra domenica di tanti anni fa, proprio uguale a questa.
Avevo la mia Vaniglia allora, una poderosa Murgese tuttofare: eravamo tutte e due giovani (io 23, lei 4/5 anni) e passavamo ogni minuto del mio tempo libero insieme. La domenica era consacrata alle passeggiate lunghe con le amiche di scuderia, Anna e Cecilia e anche quella mattina nonostante la tantissima neve caduta durante la settimana ci eravamo trovate in maneggio. Per terra, ovunque non ci fosse neve intatta, ghiaccio stile verglas ma la cosa non mi preoccupava - Vaniglia più che un cavallo era un cingolato a trazione integrale e ci avrebbe pensato lei, a dove mettere i piedi.
Sellati, pronti, via: la luce del sole riflessa sulla neve abbagliava e in mezzo a tutto quel bianco la mia Vanì era ancora più nera. Avevo i guanti ma il calore vero me lo dava lei, tenevo i pugni sotto la sua criniera (solo la messa in piega più feroce poteva fargliela cadere solo su un solo lato del collo, almeno per un paio di giorni) e tutto il resto si scaldava strada facendo. La campagna era annegata da una coperta di neve spessa, compatta, pesante: era veramente uno spettacolo impagabile, sembrava tutto nuovo e fantastico e tutta quella luce e quel freddo ci mettevano addosso un'allegria che non sapevamo dove mettere. Sul ghiaccio ogni tanto sentivo la Vaniglia scivolare ma era cosa che (al contrario delle Terribili/Orribili Biciclette) non le dava pensiero: semplicemente lasciava andar giù morbida la gamba che non faceva presa e si teneva tranquilla sulle altre tre, come se niente fosse - non so perché ma ricordo così bene la sensazione piacevole che mi dava sentirla così rilassata su quel terreno insidioso, era bellissimo.
Mi accorgo adesso di quanto sia stata speciale quella giornata perché, anche dopo tanti anni, ne ricordo ogni piccolo particolare. E' come se rivedessi il filmino in Superotto dentro la mia testa: la parte più bella è quando incontriamo un grande prato di neve intatta, ci guardiamo un attimo tra noi senza parlare e da un leggero trotto prendiamo il galoppo e sento ancora le risate che ci scappano fuori quando i cavalli, tutti e tre insieme, saltano le orme di una lepre che tagliano il prato a metà come se fossero un dritto di un metro e mezzo tra una nuvola di polvere di neve scintillante.
Le belle giornate come questa durano per sempre, in fondo, quando sono state spese bene.
p.s. Qui il sito The Fort Collins Museum & Blog dal quale ho tratto la cartolina.