Buffalo Soldier: oppressione, libertà e altre cose.
Mio figlio è un appassionato di storia in generale e di quella relativa alla WWII in particolare, con una decisa predilezione per gli episodi relativi alla nostra Liberazione. Quando ho visto il cartellone di Buffalo Soldier qui a Città della Pieve m'è venuto subito in mente il MacPargolo (attualmente in quel di Edimburgo, per lavare i panni nel Firth of Forth) e mi sono presa il biglietto, pensando che così, almeno, anche io avrò qualcosa di interessante da raccontargli quando tornerà a casa. Detto e fatto, prendo il biglietto e ieri sera entro puntuale al Teatro degli Avvaloranti.
Già il primo assaggio è stato positivo: sono piuttosto incolta e non è che vada spesso a teatro, ma non mi era mai capitato di entrare in un foyer e trovare il direttore artistico, nonché regista e librettista dell'opera (Karen Saillant, persona a dir poco squisita) che non solo si interessa alle motivazioni che mi hanno portata lì, ma si emoziona e mi abbraccia e ci troviamo a parlare di altre storie partigiane sentendoci scaldare il cuore - forse perché quelli sono stati tempi dove la gente era costretta a guardarlo in faccia spesso, il proprio cuore.
Ed è il cuore che serve a capire Buffalo Soldier: un'opera lirica in tre atti sulle divisioni afro-americane e i partigiani che si incontrarono nel 1944 dalle parti di Sommocolonia, e cercavano tutti la propria libertà. Che finché guardi il cartellone ti dici "Caspita, come si farà mai a tradurre in musica lirica una guerra degli anni '40?" ma poi si apre il sipario, le voci cominciano piano a raccontare usando i colori, le emozioni, i brividi che ti passano sulla pelle grazie a quella cosa meravigliosa che è la musica e non ha nemmeno bisogno di parole ed entri in quella gente, in quei cuori, e senti tutto - tristezza, forza, coraggio, dolore, amore e bellezza.
La compagnia dell'International Opera Theatre di Philadelphia sarà ancora oggi e domani, 24 luglio qui a Città della Pieve e il 27 luglio al Teatro Valle di Roma: se volete scaldarvi il cuore, non perdeteveli. E se mentre la talentuosa Carline Waugh canta di cioccolato e ciliegie vi sembrerà di sentire un ritmo stranamente somigliante a quello di un trotto non stupitevi troppo, sta interpretando Arlene Marrow, la moglie del coraggioso tenente John R.Fox: tutti e due amavano i cavalli, erano cresciuti in un ranch.