Cavalli e altri amici

Strisce, sbarre e temporali.

Tutto è cominciato alle cinque di mattina di sabato 26 ottobre con un messaggio su Facebook, appena uscito il nuovo numero di Cavallo Magazine: da uno dei contatti che potrei annoverare tra gli amicimaivistinéconosciuti mi arriva una virulenta accusa di plagio, scomposta e sconclusionata ma accusa. Chi scrive mi taccia di aver copiato un suo articolo (sic!) nel mio pezzo con cui presento l'anteprima del Gala d'Oro di Fiercavalli 2012, lo spettacolo che vedrà (finalmente, di nuovo) protagonista assoluto Mario Luraschi.

Ora, voi riderete ma io mi ci sono attapirata su questa cosa perché  non copio mai nessuno, e mi arrabbio anche parecchio quando  copiano me: mi sembrava di essere precipitata in un incubo, un mondo all'incontrario, dove pazzi col pigiama a strisce mi lanciavano accuse del tutto infondate e io stupefatta guardavo accadere una cosa che poteva essere solo classificata come follia pura. Nemmeno caffé e brioche mi erano riusciti a sollevare da queste ambasce (il che è tutto dire: la brioche era al cioccolato) ma non potevo far altro che scavalcarle sollevando bene i piedi  e passare tutto al nostro Mitico Direttore (che il baldacchino del Bernini in San Pietro è un ombrello bucato al confronto), ripulendomi il fegato da tutte le tossine.

Ma secondo voi poteva essere sufficiente? macché, ho continuato a ribollire per tutti i 208 chilometri che, proprio quella mattina, mi dovevano portare in quel di Pisa per festeggiare alcuni amici. Sbofonchiavo, sobbollivo, stupivo, esclamavo scandalizzata....il tutto riversandolo addosso al mio incolpevole compagno di viaggio, un maggiore degli alpini che frequenta più cavalli che muli (ma nei momenti di irreperibilità dei primi causa motivi di servizio non esitava a metter la sella ai secondi, sappiatelo). E lui, da bravo alpino, provava a tranquillizzarmi: ma basta che lo hai già detto, sì che l'ho già capito....ma niente, non mi riuscivo a fermare. Nemmeno il temporale pauroso che quella mattina annegava il settentrione mi faceva tacere, manco l'acqua delle cateratte celesti aperte mi distraeva: una pentola di fagioli, tale e quale, unica interruzione la conferenza alla quale assistere e poi via di nuovo in macchina per tornare al volo sotto la pioggia torrenziale, che però non  riusciva a fermare i miei sfoghi.

Ma  la sbarra del parcheggio a pagamento sì:   tra uno sproloquio  e l'altro  me ne stavo completamente dimenticando, e  lei all'uscita ferma la mia povera Pandina che va a sbatterci contro. Sbamm.

Scendo, niente danni alla Pandina, sospiro di sollievo rimonto metto il biglietto  riparto e finalmente sto zitta e bado a quel che faccio ("Ecco vedi che te l'avevo detto? lascia perdere i matti!" è il sacrosanto commento che scende giù dai monti lì seduti sul seggiolino del passeggero). Wuff, sì, meglio lasciar perdere....il ritorno è abbastanza sereno, il temporale si limita a rimanere fuori dall'abitacolo pandesco e strettamente secondo metereologiche modalità.

Vabbè, altri 208 chilometri e mi passa tutto. Arrivo serena a casa, chi ci pensa più a questi problemi del piffero: pigiami a strisce, sbarre di parcheggio inopportune, ecchessaràmai....poi ieri mattina arriva una letterina  da un certo parcheggio di Pisa: ho fatto 350 euro di danni alla loro sbarra. Solo per non essere riuscita a farmi scivolare via di  dosso una cosa negativa e insensata.

Morale della favola: occhio alle sbarre dei parcheggi,  dare retta agli alpini quando dicono di piantarla lì . E non curatevi dei ragli di nessuno, nel caso vi capitasse la stessa cosa: non arrivano mai al cielo, con o senza ali che siano.

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