Nasello: fu vero Maremmano?
«Riceviamo, e volentieri pubblichiamo...» si leggeva una volta nelle rubriche della posta dei giornali più o meno famosi.
Capita anche a me, nel mio piccolo, di ricevere lettere (sia di carta che di pixel) da chi legge i miei sproloqui su Cavallo Magazine o qui sul blog. E ogni volta è una cosa che mi emoziona perché non solo vuole dire che qualcuno mi legge ma è anche così gentile da prendersi la briga di interloquire con me, usando del suo tempo: che siano precisazioni, critiche o complimenti per me è la stessa cosa perché sono, comunque, segno di attenzione.
In particolare vi copio e incollo qui sotto l'ultima lettera arrivata, a firma del colonnello Vittorio Varrà (ex comandante del Centro Ippico dell'Accademia Militare di Modena e ora Master della Società Cacce a Cavallo Gonzaga Estense):
«Cara Cristina,
(...) alla lettura del tuo articolo sul cavallo maremmano sono rimasto sorpreso dal riquadro su Nasello Italico ( il partito fascista aveva aggiunto questo appellativo per glorificarne le qualità) considerato di razza maremmana. La tradizione popolare ha sempre affermato che il cavallo fosse Lipizzano, ma sapendo che non avresti scritto senza documentarti , ho indagato. Come sai ho contattato Paolo e Gennero, poi ho cercato sui miei libri. Purtroppo non ho il "Cavalli Italiano " del '28 e del '29, ma su quello del ' 30, nelle tabelle dei cavalli vincitori, c'è Nasello con le somme vinte nel ' 29 , oltre 13.000 £ e nel '36 c'è la genealogia , che tu conosci , ma l'allevatore è sconosciuto. Nelle tabelle riportanti la somme spettanti all'allevatore c'è sempre N.N. , e questo non una volta ,ma almeno cinque volte e la somma , alla fine , era considerevole , oltre 1800£. La cosa si ripete anche nel '35 e ' 36 ( gli altri anni non li ho), pertanto il nome dell'allevatore riportato su quel libro , per me è sospetto. Nel ' 29 il cavallo aveva 7 anni, bisognerebbe consultare le riviste del '27 o ' 28 per vedere come era stato iscritto nel ruolo dei cavalli da concorso.
Del cavallo ne parla diffusamente Veneziani nel primo volume della Storia della Equitazione Italiana, e lo battezza come lipizzano.
Sulla questione di chi ha scoperto il cavallo come sempre in Italia c'è da questionare. Sempre nel libro di Veneziani si parla della diatriba tra Filipponi e Costante D'inzeo e mi sembra dia più retta al primo, il problema era nato nel ' 56.
Questo è affermato anche in un opuscolo scritto dalla " ASSOCIAZIONE ARMA DI CAVALLERIA DI NAPOLI " , Filipponi era napoletano, scitto da G. Artom e R R. Littell e ne viene fatta l'elegia. Una curiosità al CENTRO RIFORNIMENTO QUADRUPEDI DEL LAZIO tutte le scuderie hanno il nome di Ufficiali, la principale ha avuto cambiato il nome con Nasello. (...)».
Santapaletta, ci pensate? un colonnello di cavalleria come Varrà, una medaglia olimpica di completo come Paolo Angioni (anche lui colonnello nonché studioso insigne della storia dell'equitazione) e un maestro della storia dell'ippologia come Mario Gennero stanno a perder tempo sulle mie righe, mica solo leggendole ma anche parlandone tra loro: a me 'sta cosa fa un piacere incredibile, anche se a loro sarà venuto spontaneo prendere in mano il lapis rosso/blu e cominciare ad affilarlo col temperino!
Ma entriamo nello specifico. Questo era il box su Nasello che ho inserito nell'articolo sul Maremmano (numero ora in edicola di Cavallo Magazine) dal quale scaturiscono i dubbi del colonnello Varrà su razza e talent-scout di Nasello:
Nasello, campione per caso – era un Maremmano grigio imponente che assieme al capitano Filipponi formò un binomio vincente negli anni '30 del secolo scorso. I loro caratteri si completavano a vicenda – Filipponi non trovò più altri cavalli che gli dettero tanta soddisfazione, ma fu capace di interpretare al meglio il difficile Nasello. Che per il suo caratteraccio era stato declassato a cavallo di servizio (tirava il carretto della biada) a Tor di Quinto, quando venne notato dal maresciallo Costante D'Inzeo: Nasello aveva l'abitudine di saltare qualsiasi staccionata quando veniva messo al prato, per alta che fosse, e il maresciallo pensò di sfruttare in modo più sensato le grandi doti del grigio. Fu lui a far conoscere il Maremmano a Filipponi che lo portò poi al successo: l'episodio ci è stato riferito dal colonnello Piero D'Inzeo, ufficiale di cavalleria e figlio di Costante, vincitore di sei medaglie nelle otto edizioni delle Olimpiadi cui ha partecipato in carriera.
Come gentilmente dato per scontato dal colonnello Varrà, ho tratto le mie informazioni dal libro "Il cavallo maremmano" di Anna Maria Savio e Giuseppe Conforti (generale di cavalleria, se non vado errata) edito dalla Camera di Commercio di Grosseto nel 1978 che a pag. 23 recita, nero su bianco:
«Inizia la serie il formidabile Nasello, un bel grigio robusto, dal temperamento generoso, nato nel 1922 in località Squartapaglia nei dintorni di Grosseto. Il cavallo, nelle cui vene scorreva anche sangue Lipizzano, venne acquistato dalla Commissione Militare di Rimonta nel 1924. Negli undici anni della sua eccezionale carriera (dal 1929 al 1939) magistralmente montato dal capitano Filipponi etc. etc. etc.» e ancora a pag. 93 «Stefano Fassi di Squartapaglia, che ebbe la rara fortuna di produrre quel formidabile Nasello già rammentato...».
Quindi il padre di Nasello era notoriamente un Lipizzano ma evidentemente i toscani lo consideravano Maremmano per via della madre, mezzo-sangue indigena e l'allevatore è citato chiaramente: quali saranno stati i motivi per cui non gli venissero attribuiti i premi non so, eppure evidentemente è rintracciabile nei registri della razza.
Da notare, poi che il Lipizzano ha uno Stud-Book chiuso, quindi può chiamarsi tale solo il figlio di uno stallone Lipizzano e di una fattrice Lipizzana: Nasello, al limite, avrebbe quindi potuto essere al massimo un derivato Lipizzano.
Una mera questione di doppio passaporto, alla fin fine, e se i padri hanno solitamente il diritto di dare ai figli nome e nazionalità non si può dire che la madre Maremmana migliorata di Nasello non avesse lasciato la sua impronta: il carattere così particolare di Nasello, la sua certificata rustichezza nonché l'evidente indole padronale (diede la sua fiducia esclusivamente a Filipponi, mai nessun altro riuscì a ottenere niente di buono da lui) a parer mio sanno molto più di maremmanaccio butteresco che di ragionevole, civile e disponibile Lipizzano; con buona pace degli orgogli paterni, mi sa che Nasello assieme al latte della madre ne assunse anche i comportamenti e l'indole, come sempre capita tra fattrice e puledro.
Per quanto riguarda invece la querelle sullo scopritore del talento di Nasello, ho il conforto di aver ascoltato direttamente la storia dal generale Piero D'Inzeo che, in una bellissima serata del 2007 a Campiglia Marittima, mi raccontò per filo e per segno la parte avuta da suo padre, il maresciallo Costante D'Inzeo: che era per l'appunto un maresciallo e non un ufficiale - con tutto quel ne conseguiva, ai tempi, sulla catena gerarchica dei meriti ufficiali nelle questioni sportive e/o di servizio. Lascio a chi è più esperto di me del mondo con le stellette giudicare se, negli anni trenta, era così improbabile che i meriti di un sottufficiale venissero velati a favore di quelli dell' ufficiale superiore.
Ditemi, ma non è bello approfondire in questo modo la storia di un cavallo, di una razza, di un pezzo di storia dell'equitazione?
Grazie a tutti, veramente a tutti - a Vittorio, al colonnello Paolo Angioni, al dottor Gennero e al generale Piero D'Inzeo (anche se ormai si sarà scordato di me e di quelle chiacchiere in pizzeria).
E se sarete così gentili da voler continuare a parlarne, io sono qui.
p.s. ma avete notato niente, riguardo la genealogia di Nasello? si trattava del classico mix tra noto elegante carrozziere e distinta fattrice di origine rustica sì, ma ingentilita da sangue fino e poi lavorato come Dio comanda (che la genetica è importante ma un cavaliere ignorante ti sfotte il cavallo in tre mesi, qualunque sia la sua ascendenza): la stessa ricetta dei cavalli tedeschi e olandesi che adesso stravincono l'invincibile...meditate gente, meditate.
E magari create un collegamento più collaborativo tra allevatori e cavalieri, please!