Cavalli e altri amici

Non fiori, ma citazioni a fin di bene.

Tranquilli, niente di particolarmente funebre:

anzi a me è sempre piaciuto moltissimo che i vecchi amici, invece di mandarmi fiori, mi prestino libri e vecchie riviste particolarmente amate per alimentare la mia insaziabile voracità lettoria (che non so se si dica veramente così, ma  rende l'idea).

In particolare pochi giorni fa (a proposito: grazie Vittorio!) mi è stato temporaneamente affidato il primo numero de "Il Cavallo Italiano" in versione moderna: una delle tante, belle creature della Edizioni Equestri di Lucio Lami.

La copertina è elegante, sobria, ancora oggi bella e piacevole da guardare; un baio oscuro dall'impeccabile presenza guarda fiero fuori campo, la foto è la più classica possibile come posa e atmosfera - semplicemente un cavallo come deve essere un cavallo presentato a dovere, col suo bel filetto e il mantello lucido di salute.

L'anno è il 1983, costava 10.000 delle vecchie lire e veniva distribuito come supplemento al nr. 10/83 de Lo Sperone.

Ma siccome non sono una bibliofila "pura" (io a quel che leggo faccio orecchie, scarabocchio note e riverso litri di evidenziatori in colori assortiti) quello che mi affascina ancora di questa rivista non è l'aspetto formale, la carta, la cura del prodotto editoriale in sé bensì  l'incipit del Direttore, Lucio Lami, ben riquadrato a pagina 7 nella sua Lettera ai Lettori:

sottolinea l'intenzione di far rinascere l'impostazione anteguerra della storica pubblicazione, perché "...da anni anche la vecchia rivista federale trattava solo di equitazione, raramente di allevamenti, mentre nell'anteguerra "Il Cavallo Italiano" si era occupato continuamente di razze, secondo il concetto caprilliano che "scopo dello sport equestre è promuovere gli allevamenti".

Ecco, non so voi ma a me queste due semplicissime righe fanno venire giù a cascata un mare di profonde, profondissime riflessioni.

Che sia l'età?

"

comments powered by Disqus