C’era una volta un castello.
E c'è ancora, ha detto qualcuno ben prima di noi: è bello e curato e aperto del tutto gratuitamente grazie alla Fondazione di Vignola che si occupa di lui.
O meglio di lei, visto che il nome ufficiale di questo gioiellino emiliano è Rocca di Vignola. Appartenuta prima ai Contrari poi, sin quasi ai nostri giorni, ai Boncompagni Ludovisi la Rocca è proprio come una di quelle signore per bene, sempre in ordine anche se di una certa età: sei abituato a vederle nel vicinato ma non vai oltre uno sguardo distratto o un "buongiorno" sorriso con un po' troppa fretta quando le incroci.
Poi un giorno capita che hai due ore di tempo e ti fermi a conoscerle meglio, rinfrescando magari la visita fatta da bambini in gita scolastica. E ti accorgi che si tratta di una compagnia piacevolissima, garbata, piena di piccole sorprese e dettagli preziosi. Che magari non hanno niente da invidiare a bellezze un pochino più esotiche, ma che per quella timidezza casalinga che hanno certe signore poco abituate a "mettersi in piazza" non risaltano quanto potrebbero.
Ecco, la Rocca di Vignola è così: ordinata come una brava padrona di casa, sempre pronta a ricevere gli ospiti che abbiano la cortesia di passarla a trovare premiandoli con una piacevolezza comoda e semplice, come sono tutte le cose veramente eleganti.
Ma stavate cominciando a penare che, per stavolta, mi ero dimenticata i cavalli vero? invece no.
Perché come in tutte le case delle signore di una certa età ho trovato, anche lì alla Rocca, tanti disegni di bambini: quelli della scuola elementare Anna Frank di Formica, a Savignano sul Panaro (Mo) per la precisione. Le maestre devono aver dato da copiare alla loro classe qualche libro con stampe antiche e molti bimbi avevano riprodotto la tessa immagine: un maniscalco che ferrava il robusto cavallino portato alla sua bottega da un piccolo paggio, che se lo teneva per la briglia.
A me dei tanti è piaciuto particolarmente questo, perché la faccia del paggetto mi sembra esattamente la stessa di quella che fa ogni ragazzino quando ha la fortuna di stare un po' di tempo con un cavallo che possa almeno un po' considerare suo. E poi guardate, ha messo anche il marchio sulla coscia: non è fantastico? Bacio alle maestre, e anche all'artista che ha colto così bene tanti particolari importanti.
Per la cronaca: nei meandri della mia memoria so che c'è un classico dell'equitazione dedicato ad un cardinale Boncompagni Ludovisi ma, al momento, non riesco proprio a ripescare quale. Prego vivamente chi avesse le rotelle meno arrugginite delle mie di ricordarmi il titolo, grazie! e se vogliamo continuare a inseguir cavalli rammento che Ranieri di Campello (gran signore, cavaliere e ufficiale di Savoia Cavalleria oltre che un sacco di altre faccende) era figlio di una Boncompagni Ludovisi, Guglielmina.
Insomma, mandatemi dove volete: ma io un cavallo ve lo trovo sempre!