Due bisnonni e una capanna.
La vita è proprio buffa: certe cose ti intrigano e ti piacciono e ti affascinano e le guardi da lontano e poi scopri, magari per caso, che la tua storia è passata anche da lì.
Sul numero di Cavallo Magazine di giugno 2014, quello che trovate ancora in edicola e scaricabile dal Web c'è un mio articolo sull'associazione Butteri per Passione, un gruppo di cavalieri di Blera (provincia di Viterbo). Adoro i butteri, sia chiaro: perché sono l'incarnazione di quanto un cavallo possa stare vicino all'uomo, e viceversa, nelle avversità della vita. Il loro era un lavoro duro, governavano e custodivano le mandrie di bestiame in zone che erano tra le più difficili e povere d'Italia - eppure per farlo era necessaria una serie di raffinatezze equestri che affondano le loro radici nella storia dell'equitazione. Semplicità e sapienza insieme, un mix che io trovo irresistibilmente elegante quindi, felice di avere avuto l'occasione di conoscerli da vicino, dopo aver fatto il servizio torno a casa e riguardo le fotografie con i miei genitori (sempre disponibili a farmi scalpitare d'entusiasmo, ogni volta che torno da qualche missione di lavoro).
Tra le altre foto anche quelle della capanna maremmana ricostruita nel Museo del Cavallo di Blera: venivano costruite con legno e erba intrecciati ad arte, servivano comunemente come ricovero nelle zone di lavoro agricole delle paludi laziali e toscane fino agli anni '30 del secolo scorso. Avevo fatto alcune foto, giusto per documentarla, anche se al momento della visita era buio e quindi non potevano venire abbastanza bene per la rivista.
Mia mamma le guarda e a un certo punto fa: "Ma io lì ci sono stata". Come ci sei stata, dico io? so che è nata a Cisterna di Latina, figlia e nipote di pazienti "scarriolanti" ferraresi che hanno bonificato la palude Pontina ma ricordo bene le foto della casa colonica che era stata loro data in virtù del lavoro svolto - la facciata bianca, la stalle e la pompa di ferro per l'acqua nell'angolo del cortile. Cosa c'entrano le capanne? "Ma i miei nonni quando erano arrivati negli anni venti non avevano ancora la casa, hanno abitato in una capanna come questa: e quando io ero piccola era ancora al suo posto, vicino alla casa vera. Ci tenevano alcuni piccoli attrezzi per la campagna, e la nonna Oliva ogni tanto mi ci portava e mi raccontava di quando abitava lì. Me ne ero dimenticata completamente, ma era proprio esattamente uguale a questa".
Proprio uguale a questa: con il letto fatto a branda con pali di legno legati insieme, lo scaffale per i semplici utensili domestici costruito allo stesso modo, il foro in alto per far passare il fumo del focolare senza che entrasse l'acqua piovana e i rami intrecciati attorno ad abbracciare lo spazio raccolto, e da dentro vedi la cura con cui hanno intrecciato i fasci di erba secca che formano tetto e pareti. E i miei bisnonni e mio nonno hanno abitato lì, e sono stati capaci di far diventare una palude un piccolo pezzo di paradiso verde (ci cresceva di tutto, una volta fatta la bonifica) nonostante fossero partiti da meno di niente, da una capanna di erba secca. E con una guerra in mezzo, e tanta paura e tanto coraggio: la mia terribile e meravigliosa bisnonna Oliva girava sempre con una pistola tedesca automatica nella tasca del grembiale, perché mentre mio nonno (suo figlio) era in guerra lei era a casa da sola con il nonno Giovanni e la nuora giovanissima e bella e con due bambine piccole - al bisnonno evidentemente bastava la forza delle sue manone, che era buono come il pane e forte come un toro.
Sapete, io sono stata sempre molto orgoglioso dei miei bisnonni Marchetti: ma adesso che li so passati anche da lì, da una capanna maremmana, ancora di più.
E mi sento autorizzata a ritenermi (almeno un pochino!), buttera.