Cavalli e altri amici

Pride & Prejudice.

Uno degli aspetti più entusiasmanti dello scrivere di cavalli è che dà l'occasione di approfondire, in modo serio, una  quantità di argomenti che mi affascinano.

Ad esempio per il numero in edicola adesso, quello di aprile 2012, mi sono dedicata agli Shire: i giganti gentili dell'iconografia equestre inglese, un mito vivente per i britannici (e non solo) che lo considerano un po' il simbolo delle loro migliori qualità oltre che dei tempi d'oro del Regno Unito.

Ma io amo gli Shire anche perché mi hanno fatta scoprire, del tutto indirettamente, una delle mie autrici preferite: Jane Austen. E come fa un cavallo a insegnare letteratura, direte voi? semplice, basta osservare i particolari.

Non so nemmeno più dove mi fosse capitato di trovare la fotografia di una pariglia di Shire quando ero bambina, sapevo già leggere ma non dovevo essere molto più alta di un pony: famelica come ero di cavalli d'ogni genere non mi scappò nulla di quello scatto. In effetti posso ancora richiamarlo alla mente come se lo avessi visto ieri: i due cavalli sono classici morelli dalle alte balzane bianche, tutti gli ottoni che decorano i finimento brillano sotto il sole di una bella giornata di primavera. I profili del cuoio sono tinti in rosso,  anche il carro della birra cui sono attaccati è nero con sottili filettature rosse sulle ruote e lo chassis. Di fianco al cavallo di sinistra posava orgoglioso il guidatore, una mano a tenere la redine esterna di.....Prejudice: sì, potevo anche dare un nome ai due bellissimi cavalli  perché portavano sotto al collare una targhetta ovale di ottone su cui era scritto "Pride" per il cavallo di destra, e "Prejudice" per quello di sinistra. Non sapevo ancora una parola di inglese, quindi mi ero semplicemente detta "Ma che strani nomi!" e li avevo archiviati a modo nella mia testolina, assieme a tutto quello splendore di bestie.

Poi un giorno di qualche anno dopo mi trovo a passeggiare in centro, sbirciando i titoli di una bancarella di libri usati: uno mi acchiappa e non riesco a staccare gli occhi da lui, eppure sono sicura di non averlo letto. "Orgoglio e pregiudizio" di tale Jane Austen recita la copertina, una edizione per signorine degli anni sessanta. Mumble mumble, ma cosa mi ricorda?.....ma sì, i due  Shire di quella vecchia fotografia! ma allora i nomi dei cavalli erano il titolo di un libro, evidentemente famoso. La presentazione era più che sufficiente: compro il libro e me lo porto a casa, divorandolo in una sera.

Perché la scrittura della Austen è squisita, la sua ironia impagabile, i tempi e i  luoghi che racconta esattamente quelli dove avrei voluto vivere io: da lì è scoppiato un amore che deve ancora finire, ora ho tutti i suoi libri in varie traduzioni e  lingua originale  e non mi stanco mai di rileggerli. Anche perché la cara Jane spesso ha a che fare con attacchi, carrozze, passeggiate a cavallo  ascoltare il suo racconto  è come guardare una scena dal vero, si scoprono sottigliezze inaspettate anche dal punto di vista equestre.

Ecco come hanno fatto due Shire a insegnarmi un po' di letteratura inglese; ma in realtà  quel libro era già da un po' che mi  girava attorno. Ho scoperto poco tempo fa che il primo regalo che mio papà fece alla mia mamma, da fidanzati, era proprio una copia di "Orgoglio e pregiudizio"... ma ve lo giuro, lui per andare a morosa guidava una cinquecento, non una pariglia di Shire!

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