Alla fine del mondo e ritorno.
Piccolo corollario agli Shire di pochi giorni fa: sempre per rimanere in tema di libri vorrei segnalarvi un autore certamente molto conosciuto ma che a noi interessa per un motivo particolare. Si tratta di James Herriot (pseudonimo di James Alfred Wright), un veterinario di campagna inglese nato nel 1916 con un talento speciale per la scrittura.
Nei suoi libri ha raccontato tutte le straordinarie, normalissime avventure capitate lungo il corso della sua vita professionale o privata con una leggerezza ed una vena ironica speciali, e con in più una sensibilità decisamente coraggiosa per sentimenti a due e quattro gambe. Piacevolissimi da leggere quindi, ma al di là di questo Herriot è stato un testimone perfetto per il cambiamento epocale avvenuto tra la fine degli anni trenta e gli anni cinquanta: la fine dell'era del cavallo, soppiantato dai motori a scoppio nei lavori agricoli e nei trasporti.
Grazie al suo lavoro e alla sua età anagrafica Herriot era lì, sul posto, quando è cominciato a succedere tutto: nei suoi giri quotidiani vedeva sparire uno ad uno i grandi cavalli che erano stati sino ad allora così importanti per l'economia e per le famiglie di lavoratori che popolavano la campagna inglese. In più grazie al suo talento ha potuto lasciare una traccia di quei giorni, di quelle persone e di quei cavalli: leggere i suoi libri equivale a fare un viaggio nel tempo e tornare proprio a quegli anni travolgenti, quando il mondo cambiava e lasciava dietro di sè i cocci di vite che non servivano più.
Eppure qualcosa si è salvato: forse nemmeno James Herriot avrebbe pensato, negli anni cinquanta, che si sarebbero riusciti a salvare quei monumenti al lavoro con l'uomo che sono i cavalli da tiro....eppure ne abbiamo ancora qualcuno, per il momento. Speriamo bene per il futuro: ma intanto leggetevi Creature grandi e piccole, Cose sagge e meravigliose e anche Il trionfo di Bonny: non ve ne pentirete.