Cavalli e altri amici

Quando la terra trema e fa tremare.

La Bassa sembra noiosa e banale a chi non ci è nato. Tutta nebbia e zanzare, un posto buono per lavorarci ma da dove il venerdì sera scappi volentieri per andare in un altrove qualunque, più esotico o movimentato.

Ma per noi che veniamo da lì è qualcosa che non ti togli mai di dosso: la sua terra argillosa si attacca agli stivali quando ci cammini sopra, ti ricorda da dove vieni e per quali strade sei passato. E' una terra che insegna a lavorare perché non regala niente, bisogna domarla di continuo: ma come è bella quando fa crescere il grano e le viti e come suona bene così dura, compatta d'estate nei «carradoni» di campagna, sotto gli zoccoli di un cavallo al trotto.

E' la stessa terra che ha tremato forte la domenica mattina del 20 maggio e ancora il 29 dello stesso mese, per due volte nello stesso giorno: poteva sembrare quasi un tradimento, chi se l'aspettava da lei? Invece è colpa nostra: siamo stati noi a non tener conto di come era fatta davvero, solo perché per tanto tempo se ne era stata buona e calma. Nel novembre del 1570 a Ferrara cominciò una sequenza sismica di eccezionale rilevanza che durò per quattro anni e causò morte e distruzione, oltre a minare la forza dei duchi d'Este che nel volgere di due decenni, indeboliti economicamente e politicamente, si videro costretti a restituirne il dominio nelle mani del Papa e riparare a Modena.

Poi per secoli da queste parti non è successo quasi niente, guerre a parte: i boschi la ricoprivano tutta, la bonifica piano piano ne ritagliava pezzi sempre più grandi per l'agricoltura ma era tutto tranquillo, bastava metterci dell'impegno e lei ti dava tutto quello che serviva e anche di più: sarà per questo che la gente della Bassa è sempre così disponibile allo scherzo e concepisce solo i bicchieri mezzi pieni, sono centinaia d'anni che vediamo ripagati con generosità l'impegno e la fatica. Ma in tutta questa abbondanza ci siamo dimenticati proprio di lei, della nostra terra: l'abbiamo coperta di insediamenti industriali capaci di produrre da soli l'1% del PIL nazionale, attirando qui le aziende con incentivi fiscali e pacchetti di soluzioni logistiche preconfezionate, chiavi in mano. Peccato che molti capannoni fossero del tutto inadatti a sopportare sollecitazioni come quelle del 1570 e che si sono ripresentate oggi, nel 2012. Nella nostra Bassa sono crollate le chiese, i castelli, le rocche, sono crollati i capannoni e l'economia locale. Sono morte le persone – e dove lo trovi un terremoto che somiglia più ad una strage sul lavoro che ad un evento tellurico se non qui, tra questa gente che non riesce a pensare ad altro rimedio alla paura se non quello di tirarsi su le maniche e rimettere a posto quello che si è rotto? Le case più moderne sembrano reggere bene ma Finale Emilia, San Felice, Mirandola, Cavezzo, Rovereto e tutti i paesi limitrofi sono a terra: 24 morti, 350 feriti, 15.000 sfollati senza casa né lavoro, la campagna è disseminata di macerie.

Negli ultimi vent'anni erano anche tornati i cavalli: qui una volta era terra di trottatori, tutti gli stallini ospitavano un cavallino bello lustro che alla domenica si attaccava per andare in paese e magari partecipare al corso di Finale. Dopo il deserto equino degli anni settanta, uno alla volta sono spuntati i paddock dietro le case coloniche e in poco tempo la decisa inclinazione all'organizzazione di tipo sociale degli emiliani ha fatto nascere una miriade di centri ippici, più o meno piccoli e più o meno eleganti ma tutti annegati in questa pianura verde che sembra non finire mai e costruiti attorno alle vecchie case coloniche alla bolognese, le più diffuse: stalla e fienili separati dalla abitazione vera e propria e dagli altri annessi. E le stalle e i fienili sono venuti giù, per la maggior parte dopo la scossa delle ore tredici del 29 maggio: per fortuna in un momento in cui i lavori di scuderia sono già terminati, per fortuna senza uccidere né uomini né animali, che ormai tutti tengono i cavalli fuori, nei box in legno con paddock. Così adesso la Bassa è disseminata di macerie e «...fa paura guardarle dal vero, perché in televisione vedi una cosa alla volta ma se vai lì a occhi nudi ti accorgi che è tutto così e i mucchi di pietre crollate sono dappertutto», come zia Rossella dixit.

Scriviamo queste righe il 31 di maggio, le comunicazioni sono ancora difficili verso la zona colpita perché non sempre i cellulari sono raggiungibili e non sempre chi ha subito danni così gravi ha già la tranquillità necessaria per parlarne. La Sef Italia ci ha fornito i dati relativi ai centri ippici suoi affiliati nella zona del sisma, la Fise Emilia Romagna ha diffuso ieri un comunicato per raccogliere informazioni e contattato alcuni dei proprietari nelle zone più colpite. Noi vi raccontiamo le storie di chi siamo riusciti a raggiungere: ma siamo a disposizione anche di tutti gli altri, per far sentire la loro voce.

Circolo Ippico: La Rocchetta, Moglia di Mantova. Scuola di equitazione, prepara allievi in completo, salto ostacoli e dressage montandoli su PSI recuperati dalle corse. Le strutture erano composte da maneggio coperto, scuderie e club house in un edificio adiacente (tutti e due di costruzione moderna) cui si aggiungono il maneggio in sabbia esterno, l'abitazione dei proprietari e la scuderia vecchia con fienile annesso.

abbiamo parlato con: Claudio Agnesio

  1. Che danni avete subito? La nostra casa è inagibile, ha crepe nei muri portanti dentro e fuori. La stalla e la vecchia scuderia sono crollate a terra, letteralmente sventrate: sono cadute ieri (martedì 29 maggio, per chi legge) alla terza scossa forte, quella delle 13.00. Fortunatamente dopo la scossa del 20 maggio avevamo trasferito in paddock i tre cavalli anziani che avevano lì i loro box. Il maneggio coperto ha ceduto, le pareti si sono disunite e dal soffitto si vede il cielo, è assolutamente inagibile; in scuderia sono cadute molte tavelle, le lastre di cemento che formano il soffitto. Ora noi dormiamo accampati e i cavalli sono tutti al paddock, per il momento.

  2. Qualcuno vi sta dando una mano? I ragazzi che lavorano qui, mentre i Vigili del Fuoco non sono ancora riusciti a venire per controllare i danni. Poi è intervenuto il responsabile Sef per la Protezione Civile, che ha a disposizione due gruppi di intervento ma in un primo momento non poteva fare nulla: noi siamo in Lombardia, e solo oggi è stato riconosciuto anche qui lo stato di emergenza.

  3. Cosa vi serve? Non lo so ancora, per il momento nulla: abbiamo sistemato alcun cavalli che saranno ospitati da amici, per gli altri ho dei box smontabili e i paddock. L'emergenza si risolve, ma il vero problema sarà ripartire. Siamo senza casa, senza la struttura che ci permetteva di svolgere il nostro lavoro: c'è da ricostruire tutto.

Circolo Ippico: Cavalieri del Secchia a Fossoli di Carpi, Modena. Un piccolo club tra amici, 19 cavalli di vari proprietari che amano le passeggiate e la pace tranquilla della campagna.

abbiamo parlato con: Gianni Benatti.

  1. Che danni avete subito? Non pochi: tutto il fienile e la stalla sono da buttare giù: li avevamo ristrutturati vent'anni fa, avevamo rifatto i tetti ma la scossa di ieri alle 13.00 ha dato il colpo di grazia dopo i primi danni del 20 maggio, ho sentito un gran boato ed è venuto giù tutto. La casa ha delle crepe, i Vigili non sono ancora passati per il controllo e noi rimaniamo fuori. Spero di salvare almeno il fieno ma sarà un problema anche quello. Avevo fatto un giardino bellissimo, un vero parco ma adesso è tutto distrutto, non è rimasto niente; per fortuna i cavalli hanno i box nei loro paddock, loro lì sono tranquilli.

  2. Qualcuno vi sta dando una mano? Per il momento ci siamo solo io e mio figlio.

  3. Cosa vi serve? Che il Governo faccia qualcosa: così non ce la faccio ad andare avanti, la casa si può ristrutturare ma tutto il resto è da demolire e ricostruire. Antonella Dallari (Presidente Comitato Regionale Fise dell'Emilia Romagna) ha chiamato per sapere se avevamo bisogno per i cavalli ma io li tengo tutti fuori e sono al sicuro, questo non è un problema: è tutto il resto che non c'è più.

Istruzioni per l'uso: la gente della Bassa non è brava a chiedere aiuto. Dieci minuti dopo il terremoto di Finale chi telefonava ai parenti che abitano a due passi dalla Rocca crollata si sentiva rispondere «E' tutto a posto, non preoccupatevi che non ci serve niente». Deve essere perché è tutta gente abituata a coltivare e costruire, che non vede nulla di veramente grave finché si tratta di mattoni, piatti e strade rotte: tutte cose che sanno rifare. Ma oltre alla forza d'animo e alla volontà per ricostruire la Bassa ci vorranno anche soldi: se potete date una mano direttamente ai comuni interessati dal sisma, sui loro siti internet sono indicate le modalità di donazione. Grazie.

Un po' di geografia: la Bassa emiliana colpita dal sisma è quella zona compresa tra le province di Modena, Ferrara e Bologna. Viene chiamata così perché è la zona più bassa della Pianura Padana, in media 15 metri sul livello del mare. Il clima è caratterizzato da una forte umidità (sono terre di bonifica), d'estate caldo afoso e d'inverno nebbia e gelo. I comuni più colpiti dai due eventi tellurici del maggio 2012 sono quelli compresi tra le città di Modena e Ferrara, appena a sud del fiume Po ma il sisma ha provocato danni anche nel mantovano.

Il problema della comunicazione. Immediatamente dopo ogni scossa più forte le linee telefoniche erano immancabilmente in tilt: i cellulari del tutto incapaci di comunicare, le linee fisse di poco meglio ma comunque non fruibili per chi è scappato fuori di casa e se la ritrova inagibile. Continuavano a funzionare bene i social network tipo Facebook, Skype e altri che però sono generalmente disabilitati sui luoghi di lavoro. A Modena, patria dei triganéin (un tipo particlarmente apprezzato di colombo) si è pensato seriamente a un plotone di piccioni viaggiatori, o al caro e vecchio servizio postale...ovviamente a cavallo.

Salvi i cavalli, ma tutti gli altri? La Bassa è una zona a vocazione fortemente agricola, sono numerosissimi ed importanti gli allevamenti di vacche (qui si produce il Parmigiano Reggiano) e suini, tradizionalmente legati uno all'altro: il siero prodotto durante i processi di caseificazione serviva nell'alimentazione dei suini da ingrasso. Le scosse telluriche hanno fatto crollare anche molti capannoni agricoli che ospitavano gli allevamenti, uccidendo molti animali: le carcasse dovranno essere rimosse e distrutte al più presto per evitare una ulteriore emergenza sanitaria. Anche questo dimostra quanto faccia bene ai cavalli stare in un bel box in legno con ampio paddock, nel caso qualcuno avesse ancora dei dubbi.

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