Un caso di regressione infantile, una persona che ha perso completamente il senso della realtà. Così gli psichiatri giudicano l’atteggiamento dell’ex comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, nelle telefonate registrate durante le fasi del naufragio all’isola del Giglio, incalzato dagli ordini secchi e perentori di Gregorio De Falco della Capitaneria di Porto di Livorno. La psicologa Donatella Galliani ritiene che nelle parole di Schettino si possono scorgere le difese tipiche di chi ha disturbi di personalità, come la dissociazione, e si mostra incapace di riconoscere i propri errori. 

Perplesso è anche Alberto Siracusano, direttore del dipartimento di Neuroscienze di Tor Vergata: Schettino non sembra spaventato, ma inadeguato al suo ruolo. Pronuncia mezze bugie, inserisce commenti infantili, come quando dice che è buio. In genere questo succede nelle personalità molto rigide.  Massimo Di Giannantonio, docente di psichiatria all’Università di Chieti, si spinge oltre, tanto da chiedersi se l’ex comandante della nave, nella crociera finita come il Titanic, sia mai stato sottoposto a una valutazione neuropsicologica, per verificare se nella sua carriera ha mai avuto altri episodi dubbi, o zone d’ombra.

Saranno anche gli esiti degli esami tossicologici su Schettino, ai quali si è sottoposto con il proprio consenso, a dirci qualcosa di più su una persona che appare come inebetita durante il colloquio con De Falco. I periti analizzeranno se nel sangue c’è traccia di alcol o di altre sostanze (psicofarmaci o peggio). E il responso medico legale sarà determinante per capire qualcosa di più sul comportamento imperturbabile ed enigmatico di un individuo che doveva restare a bordo a coordinare i soccorsi anziché allontanarsi dal luogo del disastro.