Ha fatto scalpore la notizia che un ospedale cinese ha eseguito un intervento alla colonna, in particolare al rachide cervicale, rimuovendo una vertebra lesionata, sostituita con una protesi realizzata grazie a uno scanner e a una stampante 3D. Gli specialisti della clinica ortopedica dell’università di Pechino hanno annunciato che il paziente, un ragazzino di 12 anni, aveva un tumore alla seconda vertebra cervicale che gli impediva i movimenti e doveva essere operato al più presto.

L’intervento di vertebrectomia, cioè l’ asportazione di una vertebra seguita dalla sua ricostruzione, viene effettuato da anni in vari centri chirurgici specializzati (in ambito ortopedico o neurochirurgico) in Italia, in tutta Europa, negli Stati Uniti, Canada, in Australia, in Giappone in India. La ricostruzione può essere effettuata con protesi metalliche (in genere titanio o leghe di acciaio) o con innesti ossei e con buoni risultati.

Fin qui quindi niente di nuovo, ma… in attesa di conoscere nei dettagli il tipo di chirurgia effettuata in Cina, abbiamo chiesto un commento a Primo Daolio, responsabile del Centro di Chirurgia Oncologica dell’Istituto Ortopedico Gaetano Pini di Milano: «Penso che l’originalità – ha affermato il clinico – possa consistere nella realizzazione tridimensionale della struttura asportata, il che dovrebbe consentire una ricostruzione su misura dell’osso quindi con un perfetto adattamento, nel contesto del trapianto, alle vertebre cervicali residue. Un altro aspetto particolare è la sede della malattia: la seconda vertebra cervicale si trova in una collocazione molto complessa per i rapporti con il midollo vertebrale e le strutture vascolari, nervose e viscerali del collo. Un intervento chirurgico a questo livello è di grande difficoltà».

Del caso di cui parliamo si è appreso che gli ortopedici hanno individuato casualmente la vertebra intaccata dalla neoplasia, in seguito a un’indagine radiologica disposta come accertamento dopo un trauma sportivo, e che avrebbero inserito un ponte tra le vertebre sane, ma questa procedura avrebbe pregiudicato la funzionalità residua. Questa limitazione è stata superata ricorrendo, per la prima volta, a una vertebra sostitutiva cesellata utilizzando tecnologie 3D. Al momento il giovane ha ancora qualche problema, ma secondo i sanitari, presto dovrebbe riprendere gran parte delle normali funzioni. L’intervento è durato cinque ore.

Se consideriamo che solo in Italia ogni anno si verificano oltre centomila fratture alla colonna causate da osteoporosi è facile immaginare che in un prossimo futuro la produzione di vertebre con tecnologie 3D potrà in parte colmare un vuoto e dare risposte a quanti non sono in condizioni di essere curati con l’intervento tradizionale.


Alessandro Malpelo – QN Quotidiano Nazionale – IL GIORNO – il Resto del Carlino – LA NAZIONE