Si chiama osteopontina, una proteina nota, presente in tutti i mammiferi e codificata dal gene SPP1, la chiave di volta che potrà condurre i farmacologi allo sviluppo di molecole che proteggano il seno dal rischio metastasi. Gli autori della scoperta, Claudia Chiodoni e il gruppo di immunologia molecolare guidato da Mario Paolo Colombo all’Istituto nazionale dei tumori di Milano, hanno pubblicato sulla rivista Cancer Research uno studio che, secondo gli esperti, individua i meccanismi attraverso i quali la ghiandola mammaria assume connotati di malignità e diffonde nell’organismo.

La notizia positiva è che, attraverso la comprensione di questi passaggi, si compie un altro passo avanti verso il traguardo rappresentato da cure più efficaci. La novità dell’indagine milanese è rappresentata appunto da una rilettura del ruolo di questa osteopontina, normalmente coinvolta in diversi processi fisiologici legati alla sopravvivenza dei tessuti.

La proteina è accusata di fare la spia, nel senso che si confonde tra i tessuti sani ma estende la sua azione a favore del tumore della mammella, rendendolo in grado di attecchire esteriormente in un ambiente ostile. Inoltre, dall’interno dei globuli bianchi, conferisce una sorta di copertura alle cellule «terroriste» che si preparano a staccarsi, rendendole impermeabili al sistema immunitario.

Lo studio, condotto prima in laboratorio su modelli animali, è stato poi esteso all’analisi di metastasi polmonari di pazienti con carcinoma al seno, e proprio qui è stata confermata la presenza di cellule contenenti osteopontina.

Anche cellule connettivali e rivestimenti del sistema circolatorio possono contribuire in modo attivo all’import-export della progressione maligna, mentre i fluidi che bagnano le cellule sono oggi riconosciuti come un nuovo possibile bersaglio per la terapia.

Restiamo in tema, e ci spostiamo da Milano a Firenze, per segnalare che sono aperte le iscrizioni a CORRI LA VITA, manifestazione per la lotta al tumore al seno che si terrà domenica 28 settembre nel capoluogo toscano (www.corrilavita.it). I fondi raccolti saranno destinati a: SenoNetwork, portale nazionale che riunisce le Breast Unit italiane; Ce.Ri.On Centro Riabilitazione Oncologica di Villa delle Rose tramite LILT Firenze Onlus; FILE Fondazione Italiana di Leniterapia Onlus; The Vito Distante Project in Breast Cancer Clinical Research, borsa di studio per giovani ricercatori in Senologia. Tra i sostenitori che hanno contribuito generosamente ricordiamo: Banca CR Firenze, Unicoop Firenze, I Gigli, Eni, Gucci, Universo Sport, Aboca.

E finiamo a Roma per chiudere il giro di orizzonte con una notizia, passata in sordina all’inizio di agosto, che invece merita attenzione: piccole dosi di radioterapia riducono la massa in caso di tumore al seno, migliorando l’intervento conservativo della mammella. Uno studio clinico di fase II su pazienti in cura presso il Policlinico A. Gemelli mostra che combinare alla tradizionale chemio anche la radioterapia prima dell’intervento facilita un’operazione meno demolitiva, altrimenti non sempre possibile. La sperimentazione è stata condotta dall’équipe del professor Vincenzo Valentini. I risultati pubblicati sulla rivista specializzata The Breast. Il trial clinico, ha spiegato la professoressa Luigia Nardone, che ha coordinato lo studio, nasce da una nostra idea di abbinare piccole dosi di radioterapia alla tradizionale chemioterapia, che si esegue prima di operare la paziente per rimuovere il tumore. Si è visto che il trattamento radioterapico potenzia l’efficacia della chemio senza incrementare gli effetti collaterali.

Alessandro Malpelo – QN Quotidiano Nazionale – IL GIORNO – il Resto del Carlino – LA NAZIONE