Da più di sessant’anni il Gruppo Farmaceutico Menarini realizza una prestigiosa collana di monografie d’arte. L’ultima pregevole pubblicazione della serie è dedicata al Tiepolo, straordinario esempio del genio italiano che esprime artisti e scienziati di chiara fama. Il volume curato da Renzo Villa e Giovanni C.F. Villa per Silvana Editoriale è stato presentato, per la prima volta al pubblico, sabato scorso, a Vicenza, nella splendida cornice di Villa Valmarana Ai Nani. Moderatori il Prof. Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani, e il Prof. Giovanni Villa, autore, ricercatore e docente universitario.

Nel suo indirizzo di saluto, Pio Mei, Direttore Generale Menarini, ha detto che si rinnovano, in questo libro, una tradizione portata avanti con tenacia e passione, e un contributo alla valorizzazione del patrimonio culturale italiano.

Come sapete la nostra è una azienda tutta italiana, che ha l’orgoglio di esportare italianità in tutto il mondo – ha esordito il manager  – siamo presenti in più di cento Paesi, molti di voi sanno tutti i numeri dell’azienda e non voglio tediarvi, desidero solo aggiornarvi, perché in effetti stiamo sbarcando direttamente in alcuni paesi, forse non così importanti come sono quelli dell’area Asia Pacific (Singapore, Australia, Cina), ma stiamo entrando anche in Egitto, Tunisia, abbiamo aperto all’inizio dell’anno a Dubai la nostra presenza, stiamo curando veramente, al cento per cento, l’internazionalizzazione del Gruppo.

Tutto questo Menarini lo fa cercando di esportare cultura, arte, capacita, flessibilità italiane. Ecco, ha concluso Mei, questo credo che sia alla base del successo nostro Gruppo, stiamo continuando uno sviluppo, come numero di dipendenti siamo oltre sedicimila, il nostro fatturato ha superato trentatré miliardi di euro. Non basta, non basta perché per essere significativi nel mercato farmaceutico mondiale dobbiamo superare certe dimensioni, e più che altro vogliamo essere presenti in più paesi del mondo. Le prossime sfide saranno molto più impegnative di Egitto, Tunisia e Dubai, le valuteremo e cercheremo anche li di usare quella che è la nostra forza: essere e pensare come italiani. Dopo questo saluto, la parola è passata ad Antonio Paolucci per il commento al libro.

Giovanbattista Tiepolo rappresenta più e meglio di molti altri il Settecento, il secolo di Casanova e Voltaire, di Metastasio e di Mozart, il secolo dell’Enciclopedia e del rococò – ha precisato Paolucci in un brano della sua riflessione. Già, il rococò, questo stile pervasivo, fluido, policromo e polifonico, uno stile leggero, perfetto per consolare le fatiche dei sapienti e rendere la vita felice. Tiepolo, dunque. In fondo l’ha capito, prima e devo dire meglio di tutti, lo Zanetti, che scrive di Tiepolo: Egli non fa che regalarci la felicità attraverso il colore, con la facilità che era anche di Paolo Veronese, e la freschezza, il colore modulato in tutti i suoi toni per il piacere degli occhi, un cuore per emozionarsi, la consolazione di essere vivi e di poter guardare. Questo voleva Tiepolo e di lui ci parla la monografia.

Gianbattista sceglie la strada della pittura, lo troviamo a 21 anni iscritto nel sindacato dei pittori veneziani, come maestro autonomo, che apre bottega. Siamo nel 1717, la vigilia della grande pace col Turco, dopo un secolo di guerre ininterrotte che hanno spolpato e dissanguato le finanze della Serenissima. Una lunga pace che Venezia ha sfruttato diventando la città liberale più godibile del mondo di allora. Le risorse di Venezia sono a quel momento l’industria del lusso, il turismo internazionale e la produzione artistica. Arrivano visitatori da ogni parte del mondo, era la città dove si potevano vincere o perdere fortune al gioco, dove incontrare uomini e donne affascinanti, tessere intrighi. Tra Rialto e il Florian, nei salotti, si possono negoziare imprese in politica, in economia, nella finanza. Questa la Venezia che Tiepolo abita e che serve come pittore.

Gli artisti lavorano per i clienti stranieri in patria, ma spesso vanno a servirli anche all’estero come lo stesso Tiepolo che andrà a Würzburg in Franconia nel 1750-52 e poi addirittura nella remota Spagna, a Madrid, per lavorare nel Palazzo Reale di Carlo III di Borbone. E a Madrid come sapppiamo, a 74 anni di età, l’artista muore, lontano dalla sua Venezia.

All’inizio, e questo libro dei Villa ne parla dettagliatamente, Tiepolo lavora sopratutto per la borghesia emergente vale a dire i nuovi ricchi, che furono cooptati nella nobiltà. E questi, per comprensibile reazione, cercavano di apparire quanto più munifici e sfarzosi possibile. Prendiamo ad esempio gli affreschi di Palazzo Zanobi, a Venezia, i committenti decidono di far affrescare la casa dal Tiepolo, inventandosi la storia di una mitica quanto improbabile antenata, la regina Zanobia, e il suo nemico, l’imperatore Aureliano.

Questo il Tiepolo operoso nella prima parte della sua vita, che esce dai confini, lo vediamo nella cappella Colleoni a Bergamo, a palazzo Clerici e Casati a Milano, ma il colpo di fortuna viene quando è chiamato a dipingere in Franconia dal principe vescovo di quella città, per raccontare in affresco le origini di quella diocesi e di quel potere ecclesiastico. Questo monsignore ospita per due anni Tiepolo e anche il figlio Giandomenico, che metterà le prime firme, già toccato da sentori preromantici in qualche modo, sa guardare al mondo con umana pietà. Questo il lavoro che darà fortuna e notorietà internazionale al Tiepolo.

Ormai avanti negli anni, vicino ai settanta, al Tiepolo si offre l’opportunità e insieme ai figli Giandomenico e Lorenzo il padre Giovanbattista intraprende il lungo faticoso viaggio da Venezia a Madrid, nel Palazzo Reale, dove lascia affreschi che saranno di grande importanza in particolare per Goya, che ha tra i suoi riferimenti stilistici proprio il Tiepolo spagnolo.

Giusto sottolineare la grandezza, anche perché gli autori di questo libro non si sono limitati a raccontare la storia di lui, dei figli, ma hanno costruito nel libro degli intarsi, che raccontano realtà veneziane molto importanti. Ad esempio il capitolo sugli educandati veneziani, le ragazze povere che venivano accolte, ospitate e avviate alla musica: cantavano divinamente. Oppure la commedia, in un secolo a Venezia vengono pubblicati ben 600 testi teatrali. E ancora, il personaggio di Francesco Algarotti, mecenate poliglotta, un uomo che è amico di Tiepolo, introdotto presso reali e grandi personaggi del jet set internazionale.

Paolucci in conclusione rivolge complimenti e sentimenti di gratitudine ai due Villa che ci hanno consegnato – così ha detto il relatore congedandosi dagli ospiti della Famiglia Aleotti – una monografia su Tiepolo che da tempo aspettavamo.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale – IL GIORNO – il Resto del Carlino – LA NAZIONE

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