Ha fatto scalpore la notizia della macchina per la terapia intensiva che si sostituisce al polmone. Quando la funzione respiratoria va in tilt, e ti senti soffocare (succede in caso di broncopneumopatia cronica ostruttiva) lo strumento viene collegato in parallelo al circuito cardiocircolatorio per separare l’anidride carbonica, un sistema brevettato che sfrutta i principi della dialisi, collegato a un ossigenatore e a un filtro del sangue.

I principi della dialisi polmonare, annunciata dal professor Marco Ranieri delle Molinette di Torino, e sperimentata anche al Sant’Orsola Malpighi di Bologna nel reparto diretto da Stefano Nava, hanno consentito di ridurre l’incidenza di intubazione (dal 33 al 12%) e la mortalità (dal 35 al 7 %) nei soggetti trasportati al pronto soccorso con crisi d’asma acuto. Quello che le cronache non hanno messo abbastanza in evidenza è che la tecnologia adottata è tutta Made in Italy.

Il sistema mini-invasivo (DECAPsmart) di rimozione extracorporea delle scorie funziona in maniera simile alla dialisi renale ed è stato messo a punto dal Gruppo Medica, un’azienda di Medolla (Modena) guidata da Luciano Fecondini, manager e ingegnere, presidente di Consobiomed. Siamo nel polo biomedicale italiano, proprio quello colpito da due terremoti, e la notizia di un successo terapeutico in qualche modo premia la tenacia di un territorio e di persone, che nonostante le difficoltà dovute al sisma, sono andati avanti con coraggio.

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