Milano, 6 ottobre 2014 – A trent’anni dalla scoperta del virus HIV, com’è cambiata la percezione dell’opinione pubblica rispetto all’Aids? Dal punto di vista delle cure il progresso è evidente, non si muore più e grazie alla chirurgia estetica anche il dimagramento del volto scavato dalle medicine viene camuffato. Dal punto di vista sociale i pregiudizi, e non solo tra giovanissimi, sono ancora presenti. Si tende purtroppo ad abbassare la guardia e sottovalutare il rischio dei rapporti non protetti, il virus non è stato debellato, ventimila persone in Italia sono contagiate e non lo sanno.

Eppure otto italiani su dieci non temono il virus HIV perché confidano nelle proprie abitudini e comportamenti e il 90% ritiene che avere rapporti sessuali protetti sia il metodo più efficace per non contrarre l’infezione, mentre una quota residuale (circa il 17%) ritiene invece che il modo migliore per prevenire l’infezione sia non avere contatti con le persone sieropositive. Questi sono alcuni dei dati emersi dalla ricerca GfK Eurisko, realizzata con il supporto non condizionato di Gilead, ricerca che ha coinvolto oltre mille soggetti e che è stata presentata a Milano.

«I risultati mostrano che la condizione del sieropositivo è ancora circondata da un atteggiamento dovuto probabilmente a carenza di informazioni, il 74% degli intervistati è consapevole che l’HIV non è curabile ma al momento può essere perlomeno tenuto sotto controllo con i farmaci, solo uno su tre ritiene che siano farmaci accessibili. In particolare, è finalmente rimborsato in Italia Stribild, una compressa da prendere una volta al giorno che riunisce i quattro farmaci necessari a combattere il virus dell’HIV: tenofovir disoproxil fumarato, emtricitabina, elvitegravir e cobicistat, quest’ultimo non come antivirale ma come potenziatore e stabilizzatore del vero elemento innovativo di questa combinazione, ovvero l’inibitore dell’integrasi elvitegravir. Si tratta di un’importante conquista per i pazienti.

In questi giorni è uscita anche la notizia che il virus Hiv avrebbe fatto il salto fra gli animali e l’uomo, e ha cominciato a diffondersi, nel Kinshasa, nei primi anni del secolo scorso, secondo studi di un team di ricercatori delle Università di Oxford, nel Regno Unito, e di Lovanio, in Belgio. Gli studiosi, analizzando il genoma del virus e le mutazioni nei suoi ceppi, hanno rintracciato in Congo, alla fine dell’era imperiale, le condizioni in cui si diffuse il virus, passato da scimmie a uomo, probabilmente a causa dei cacciatori che maneggiavano la selvaggina nelle foreste, esattamente come l’Ebola di cui tanto ora si parla.

Da segnalare i dati aggiornati relativi alla dinamica dei contagi per rapporti non protetti nella popolazione femminile. Nel 2012 sono state circa 250mila le donne europee che hanno contratto infezioni sessualmente trasmesse. In particolare, 224.656 sono stati i casi di chlamidya trachomatis, 11.657 quelli di gonorrea, 2.915 quelli di sifilide e 6.957 le nuove infezioni da virus HIV. A questi si aggiungono herpes genitale e papilloma virus. Sono infezioni spesso subdole, ha affermato Alessandra Kustermann, direttore del pronto soccorso ostetrico-ginecologico del Policlinico di Milano, che colpiscono soprattutto persone giovani sotto i 24 anni e possono presentarsi senza particolari sintomi. Ma sulle donne hanno conseguenze gravi anche per la fertilità futura. Sono alcuni dei dati emersi nel corso della conferenza ministeriale europea sulla salute della donna organizzata presso il ministero nell’ambito degli appuntamenti inseriti nell’agenda del semestre europeo di presidenza italiana. Le infezioni sessualmente trasmesse e l’HIV, hanno sottolineato gli esperti, comportano complicazioni a lungo termine che possono avere un impatto sulla vita sessuale e riproduttiva delle donne.

Con le terapie attuali si può cronicizzare ma non estirpare l’infezione da virus Hiv. Anche i rarissimi casi segnalati di pazienti che apparentemente e inspiegabilmente sono risultati guariti, sono destinati a tornare a sviluppare l’infezione. Sono le principali conclusioni di uno studio realizzato da ricercatori dell’Università Statale di Milano pubblicato su Lancet. Lo studio ha dimostrato per la prima volta che l’infezione lascia nel sistema immunitario tracce indelebili, anche nel periodo di completa sparizione del virus dall’organismo. Due anni fa risultati presentati a uno dei maggiori congressi mondiali avevano fatto scalpore: un neonato diagnosticato infetto con Hiv alla nascita, il cosiddetto Mississippi baby, era stato trattato nel giro di poche ore con una potente combinazione di farmaci. Anche un altro neonato trattato in condizioni simili, dopo ripetuti test appariva sieropositivo. Una volta sospesa la terapia, tuttavia, il virus è riapparso e il bimbo è risultato sieropositivo, anche se per tre anni i test precedenti erano negativi.

L’infezione non guarda in faccia a nessuno. Per anni la comunità gay è stata di esempio per le precauzioni scrupolosamente adottate, tanto che l’incidenza del virus hiv cresceva più velocemente nella popolazione con predilezioni eterosessuali. Ora si assiste a un’inversione di tendenza. Una indagine statistica eseguita a Bologna mostra che il 48,6% dei nuovi casi di sieropositivi è costituito da gay maschi. Per offrire assistenza specialistica e orientamento nasce Blq checkpoint, primo esempio italiano di sportello che ha come target la comunità Msm (Men who have sex with men – uomini che fanno sesso con uomini) e dove ci si può sottoporre al test, si possono avere informazioni e consigli e, nel caso, essere presi in carico dal servizio sanitario. Il tutto avendo come interfaccia operatori che hanno familiarità con l’ambiente Lgbt, in modo da offrire il massimo aiuto e comprensione possibile.

​Alessandro Malpelo