Carmine Pinto, Direttore dell’Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, è il nuovo Presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). Le biografie mettono in luce, accanto ai meriti scientifici, la sua sensibilità. Egli rivolge infatti particolare attenzione al tema dell’umanizzazione della medicina, agli aspetti psicologici e alla collaborazione con le associazioni dei pazienti. Ha coordinato programmi nazionali per la caratterizzazione molecolare e le terapie personalizzate nella cura dei tumori solidi e si è impegnato in prima persona per lo sviluppo dell’approccio multidisciplinare nella pratica in ospedale. Quest’anno in Italia si stimano 365.500 nuove diagnosi di tumore e sono quasi tre milioni gli italiani che vivono con questa malattia. Una corretta informazione al paziente, il rispetto delle sue richieste e delle sue paure, sono parte del percorso riabilitativo.

La ricerca in oncologia si evolve verso una filosofia basata sul rispetto della persona grazie allo studio delle alterazioni correlate con lo sviluppo del tumore e la sua diffusione nell’organismo, quindi alla valorizzazione di farmaci mirati contro precisi bersagli. Nel tumore del colon-retto ad esempio un importante traguardo è stato raggiunto con l’individuazione di un gene RAS presente nel tessuto neoplastico. Questo, se non mutato (viene definito in tal caso wild type) si rende sensibile al trattamento con farmaci selettivi, gli anticorpi monoclonali diretti contro il recettore per l’Epidermal Growth Factor (EGFR). Sono più di uno i vantaggi derivati dalla scoperta del marcatore in questione: selezionare candidati potenzialmente sensibili alla terapia, evitare inutili effetti tossici, scongiurare ritardi di cure più attive nei pazienti resistenti e razionalizzare la spesa sanitaria. Siamo solo all’inizio, le indagini molecolari confermano quanto sia importante determinare attraverso test, nei pazienti, lo stato dei geni che codificano le proteine appartenenti alla famiglia RAS in modo da ottenere la migliore terapia possibile. Farmaci sofisticati come cetuximab (da cinque anni in prima linea nel trattamento di casi clinici in fase metastatica) stanno trasformando l’oncologia medica in una scienza esatta, trasparente, rassicurante, più attenta alla comunicazione tra medico e paziente.